Tajikistan, un mercato di permessi falsi per concedere ai musulmani la barba o il velo
Per fermare l’estremismo islamico il governo di Dushanbe costringe gli islamici a radersi. Le indagini riportano una compravendita illegale dei documenti, smentita dalla Commissione incaricata del rilascio degli speciali “permessi”. Alto esponente militare arrestato mentre si recava in Siria per combattere con gli jihadisti dello Stato islamico.

Dushanbe (AsiaNews) - Le autorità del Tajikistan stanno indagando su un traffico illegale di permessi falsi, che consentono agli uomini musulmani di portare la barba lunga e alle donne di religione islamica di indossare il velo (hijab). Lo riporta il sito Radio Free Europe/Radio Liberty, secondo cui funzionari dell’Ufficio del Procuratore generale hanno scoperto una “reiterata contraffazione di documenti” che inciterebbero “all’odio religioso, etnico, sociale e razziale”.

Gli speciali “permessi” vengono concessi alla comunità musulmana da parte della Commissione statale per la religione, le tradizioni e la regolamentazione dei riti. Il sito riferisce che alcuni cittadini avrebbero pagato ai funzionari della Commissione la somma di 250 somoni tajiki (circa 36 euro) per l’acquisto dei falsi documenti. I funzionari invece smentiscono qualsiasi coinvolgimento e replicano che chi diffonde simili informazioni “distorte” ha l’obiettivo di “incrinare il sentimento di fiducia tra la Commissione e la popolazione”.

Le indagini si inseriscono in un contesto segnato dal tentativo del governo di Dushanbe di promuovere la laicità dello Stato e di intervenire per arginare la diffusione dell’estremismo di matrice islamica nel Paese. Risale a qualche settimana fa, infatti, la notizia dell’arresto di un cittadino tajiko condotto con l’inganno in Turchia per combattere in Siria nelle file dello Stato islamico (SI) e quello di un reclutatore che operava a Mosca. Sempre in questo contesto si inserisce l’iniziativa del governo di proibire il pellegrinaggio alla Mecca (haji) a tutti coloro che non superano i 35 anni, per contrastare le idee radicali dilaganti tra i giovani.

Il presidente Emomali Rakhmon sta promuovendo da mesi una serie di sforzi per rafforzare i principi della laicità dello Stato in una nazione che conta 8,5 milioni di abitanti in prevalenza musulmani. Le autorità hanno già bandito l’uso del velo per le studentesse, proibito l’ingresso dei minori nelle moschee e costretto coloro che studiavano all’estero in scuole islamiche a fare rientro nel Paese. Allo stesso tempo però, attivisti denunciano che le autorità locali obbligano gli abitanti musulmani a tagliare la barba lunga (v. foto).

Il reclutamento di giovani asiatici nella lotta in Medio Oriente è diventato un problema urgente per le amministrazioni locali. Stime recenti parlano di quasi 4mila giovani di origine centro-asiatica che si sono uniti agli estremisti islamici negli ultimi tre anni.

Le ultime notizie riportano il coinvolgimento delle più alte sfere dirigenziali del Tajikistan nella guerra del Califfato islamico. È stato arrestato ieri dalle autorità turche il colonnello Gulmurod Halimov, pluridecorato comandante dell’Unità speciale di polizia Omon (Special Purpose Police Unit) al servizio personale del ministro dell’Interno. L’uomo è uno dei più importanti esponenti militari del Paese ed era scomparso dalla scena pubblica in aprile. Fonti vicine al ministro - anonime per motivi di sicurezza - rivelano che il colonnello è stato rintracciato in Turchia, dove si era recato con falso passaporto per unirsi agli estremisti in Siria.