Bangkok, la giunta condanna i leader delle “Camicie gialle” per gli scontri del 2008
Sei capi del movimento di protesta, protagonisti della ‘presa’ della Casa del Governo, sono stati condannati a due anni. Rilasciati su cauzione, sono in attesa del ricorso ma non possono viaggiare all’estero.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Il governo militare thailandese ha condannato a due anni di detenzione sei leader delle “Camicie gialle”, accusati di aver occupato in modo illegale l’ufficio del primo ministro durante il movimento di protesta del 2008. Un giudice della corte ha condannato l’ex magnate Sondhi Limthongkul, l’ex politico Sondhi Limthongkul  e altri quattro esponenti del People’s Alliance for Democracy – nome ufficiale delle “Camicie gialle” – per aver sconfinato senza permesso nella Casa del Governo di Bangkok.

Il verdetto dichiara che “i dimosranti hanno oltrepassato i cancelli della Casa del Governo, tagliato le catene e rovesciato le barriere di ferro, occupando il palazzo”. Tutti e sei gli accusati sono stati rilasciati su cauzione in attesa del ricorso, ma gli è stato vietato di viaggiare all’estero.

Le “Camicie gialle” sono state una forza di primo piano nella politica thai dell’ultimo decennio, a partire dalle proteste del 2006, grazie alle quali riuscirono a rovesciare il governo di Thaksin Shinawatra (ora in esilio), favorendo un colpo di Stato militare. Nel 2008 hanno bloccato tutta Bangkok per contestare il governo di Somchai Wongsuwat, alleato di Thaksin, riuscendo ancora una volta a vincere la loro battaglia e a deporre il primo ministro.

Nel 2014 il People’s Alliance for Democracy è stato ancora una volta protagonista della scena politica thailandese, visto che i violenti scontri con le ‘Camicie rosse’ – fedeli alla famiglia Shinawatra – hanno portato al golpe militare in maggio, a seguito del quale è stato dichiarata la legge marziale. In agosto, il leader della giunta militare Prayuth Chan-ocha è stato eletto nuovo premier della Thailandia.