Cina, recuperato sul fiume Yangtze il relitto della "Stella d'Oriente"
Il portavoce del ministero dei Trasporti giustifica la scelta di raddrizzare la nave prima di aver finito le operazioni di recupero dei passeggeri: “Non c’erano praticamente più chance di trovare qualcuno vivo”. Con più di 440 vittime, il naufragio del traghetto diventa la tragedia marittima più grave del Paese dal 1948.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le speranze di trovare qualche sopravvissuto al naufragio della “Stella d’Oriente”, colata a picco lo scorso 1 giugno durante una crociera sul fiume Yangtze, “sono pochissime. Per questo abbiamo deciso di recuperare il vascello prima di concludere le operazioni di recupero dei corpi”. Lo ha dichiarato Xu Chengguang, portavoce del ministero cinese dei Trasporti, per giustificare la scelta operata dai soccorritori.

Questa mattina la “Stella d’Oriente” è stata rimessa in posizione. Al suo interno dovrebbero esserci i corpi di circa 440 persone, deceduti dopo l’affondamento della nave. I motivi del disastro non sono ancora del tutto chiari, anche se i 14 sopravvissuti – che sono saltati fuori dal traghetto e hanno nuotato fino alla riva – sono concordi nel parlare di una tempesta improvvisa e fortissima, che ha ribaltato la nave in meno di due minuti.

Fino ad oggi sono stati recuperati soltanto 97 corpi. I soccorritori sono in queste ore impegnati a cercare all’interno delle 150 cabine, ma Xu ha chiarito più volte che “non vi sono segnali di vita dall’interno della nave”. Le autorità, ha aggiunto il portavoce, “non stanno coprendo nulla e nessuno. Faremo piena luce sull’accaduto”. Anche il presidente Xi Jinping ha promesso “un’inchiesta onesta e condotta ai massimi livelli” per scovare le cause e le eventuali responsabilità del disastro.

Per i registri ufficiali a bordo del traghetto vi erano 458 persone al momento del disastro, poi calati a 456. Fra questi 406 turisti cinesi in crociera, cinque funzionari dell’agenzia di viaggi e 45 membri dell’equipaggio. Secondo la televisione di Stato, la nave non ha lanciato chiamate di emergenza: sette persone hanno nuotato fino alla riva per dare l’allarme, le altre sette sono state recuperate durante le prime operazioni di soccorso.

Se questi numeri venissero confermati, il disastro del primo giugno diventerebbe il peggior incidente marittimo della storia della Cina comunista. Andò peggio soltanto alla SS Kiangya, affondata al largo di Shanghai – per cause mai chiarite – nel 1948, uccidendo fra le 2.750 e le 4mila persone in fuga dopo la presa di potere da parte di Mao Zedong.