Elezioni: l’incognita curda e il sogno neo-ottomano di Erdogan
di NAT da Polis
Clima incandescente: esplosione (attentato?) nella regione curda con 4 morti e 100 feriti al discorso conclusivo del leader del partito curdo. Il presidente – che dovrebbe essere super partes – ha svolto una pesante campagna elettorale a favore del suo partito. Necessari 330 deputati per cambiare la costituzione e rendere la Turchia una repubblica presidenziale.

Istanbul (AsiaNews) - Domani 7 giugno la Turchia si reca alle elezioni parlamentari più importanti della sua storia repubblicana. Il clima è incandescente. Basti pensare a quanto successo ieri a Diyarbakir, dove vi sono stati 4 morti e di almeno 100 feriti gravi in seguito all’esplosione (attentato?) poco prima del discorso conclusivo di Selahattin Demirtas, capo del partito curdo di HDP (a destra nella foto).

I 57 milioni di elettori turchi che andranno domani a votare, dovranno fare non solo una scelta partitica, ma dovranno esprimersi – con un voto a favore del partito di AKP del presidente Recep Tayip Erdogan (a sin. nella foto) - di appoggiare la sua volontà di trasformare la Repubblica turca in una Repubblica presidenziale, ispirata ad un modello di stato autoritario, basato sull’ideologia neo-ottomana e su una certa cultura e civiltà islamica.

Nel tentativo di coronare il suo sogno, diventando il primo presidente assoluto  di questa nuova Turchia, che passa appunto dalla riforma della costituzione turca, Erdogan s’è buttato in una forsennata campagna preelettorale a favore  del suo partito AKP , facendo leva, da buon animale politico, al suo carisma comunicativo, vista anche la scarsità di Kemal Kilicdaroglu presidente del CHP (partito laico) e di Devlet Bahceli presidente del MHP (partito nazionalista), disponendo anche di non poche risorse economiche.

Caso unico nelle democrazie parlamentari, Erdogan ha condotto una campagna elettorale nel totale disprezzo del suo ruolo di Presidente super partes, come invece vuole la costituzione.

Il partito curdo affascina i giovani

Il fatidico numero per rendere possibile questa riforma, è che il partito di AKP ottenga 330 deputati, onde poter andare in seguito ad un referendum costituzionale, vista l’impossibilità di ottenere la maggioranza assoluta di 376 deputati.

 

 

Secondo gli analisti turchi, ciò potrebbe avvenire soltanto se il partito curdo, HDP, non superasse la fatidica soglia del 10% che permette ad un partito di entrare  in parlamento. In caso contrario il partito curdo toglierebbe dei parlamentari all’AKP. Gli ultimi sondaggi danno l’AKP tra il 40e 42%; il CHP sul 26%; il MHP sul 19%; il partito curdo HDP sul 10,50%.

E dunque proprio il partito curdo di HDP, costituisce il maggiore pericolo per le aspirazioni di Tayip Erdogan. Un partito di estrazione curda che grazie anche al suo leader carismatico Selahattin Dermitas, un curdo alternativo, è riuscito a far breccia anche in certi settori giovani dell’AKP e del CHP ed in alcuni strati della società turca  che non vedono di buon occhio la svolta autoritaria di sapore neo-ottomano del presidente Erdogan.

Per questo, il presidente Erdogan ha fatto appello ad un certo nazionalismo turco, di natura laica e religiosa, per bloccare la dispersione di voti. D’altronde il sentimento anti-curdo fa ancora presa nella società turca, perché sono ancora vivi i ricordi dei turchi uccisi negli scontri del sudest del territorio turco, dove vive la maggioranza curda.

A proposito del voto di domani, molto interessanti le considerazioni della prof.ssa Aysen Kandas dell’università di Bogazici, molto dibattute tra i diplomatici ad Istanbul. Per la Kandas, la correttezza del risultato di queste elezioni, sarà molto discutibile visti lo sperpero delle risorse economiche profuse  e lo scorretto uso dei media fatto dal governo. Si temono dei brogli e – ha aggiunto – “temo anche che la Turchia stia andando verso un clima di forti incertezze”.