Nepal, accordo politico fra maggioranza e opposizione: otto province per uno Stato federale
di Christopher Sharma
Dopo quattro anni di stallo, i principali partiti trovano la quadra: 16 punti e una nuova Commissione per presentare “entro giugno” la Costituzione (laica) del Paese. Cambia la legge elettorale e l’ordinamento: sistema parlamentare con il premier capo dell’esecutivo e il presidente della Repubblica come garante. Analisti politici: “E’ un miracolo nato dal terremoto”.

Kathmandu (AsiaNews) – I quattro principali partiti del Nepal, sia al governo che all’opposizione, hanno raggiunto ieri sera un accordo in 16 punti per riorganizzare il Paese in otto province federali e riscrivere la legge elettorale. Il patto apre la strada alla promulgazione di una nuova Costituzione laica per il Nepal, in lavorazione da almeno quattro anni.

L'accordo è stato firmato dal Congresso nepalese, dal Partito comunista del Nepal (Unificato marxista-leninista), dal Partito comunista unificato del Nepal (Maoista) e dal Madhesi Janadhikar Forum-Loktantrik. L’obiettivo dichiarato è quello di risolvere i “temi chiave” che impedivano i lavori sulla nuova Costituzione.

In pratica, le varie formazioni si sono messe d'accordo per formare una Commissione federale che metterà a punto la demarcazione delle otto province federali: il nome di queste nuove entità sarà deciso, in un secondo momento, dall’Assemblea federale. L’Assemblea costituente, invece, si impegna “entro giugno” a presentare alla popolazione la bozza della Carta. Dopo le consultazioni, questa dovrebbe essere varata “in tempi brevissimi”.

In base all'intesa appena firmata, la Camera bassa del Parlamento avrà 275 seggi di cui il 60% (165) ad elezione diretta ed il resto ad assegnazione con il sistema proporzionale. La Camera alta invece sarà composta da 45 membri, tutti eletti con il sistema proporzionale. È stata decisa poi la creazione, per 10 anni, di una Corte costituzionale. Il Nepal, infine, sarà governato con sistema parlamentare con un premier capo dell'esecutivo ed un presidente della Repubblica con poteri di garanzia eletto dal Parlamento.

L’accordo, scrivono oggi i giornali nazionali, “è un punto di svolta nel caos politico del Nepal”. Secondo il prof. Lokraj Baral, analista politico, “sembra che il disastro provocato dal terremoto abbia spinto i leader politici a smetterla con le baruffe e a prendere sul serio il futuro del Paese. L’accordo è una fonte di nuova speranza per il Nepal. Speriamo che arrivi presto anche la Costituzione”.