Pechino (AsiaNews) – Senza rendere noti i capi di accusa, le autorità della provincia meridionale del Guangdong hanno arrestato due attivisti collegati con Organizzazioni non governative. La polizia ha notificato contro di loro un vago mandato di “attività economica illegale”, ma non ha chiarito i termini del presunto crimine. Un avvocato sostiene che “con ogni probabilità” gli arresti sono invece un messaggio inviato al mondo delle Ong, da tempo nel mirino delle autorità centrali.
I due arrestati sono Guo Bin, che guida il gruppo Zhongyixing, impegnato nella difesa dei diritti dei disabili; e Yang Zhanqing, che opera anche lui nella stessa area. Il primo è stato fermato a Shenzhen, il secondo nella provincia centrale dell’Henan. Entrambi gli attivisti hanno lavorato per la Yirenping, Ong contro le discriminazioni nel campo sanitario.
Pang Kun, avvocato che dovrebbe rappresentarli, spiega a Radio Free Asia: “Non sono sicuro di quali siano le vere ragioni dietro al loro arresto, ma siamo quasi certi che abbiano a che fare con la Yirenping. Sono stati portati in prigioni diverse sin dal momento del loro arresto, e fino ad ora non hanno potuto ricevere visite. Con ogni probabilità quanto accaduto rientra in una campagna contro le Organizzazioni non governative”.
Negli ultimi mesi, Pechino sembra aver intensificato il controllo e la repressione nei confronti del terzo settore. Le ultime regole (in ordine di tempo) sul mondo no-profit sono state emanate dal Ministero degli Affari civili nel 2012. Secondo il testo, attualmente in vigore, le Ong senza scopo di lucro devono pubblicare i dettagli esatti di ogni entrata e ogni uscita economica: vietate, o molto controllate, le donazioni che provengono dall’estero.
Inoltre, per i progetti di raccolta fondi più lunghi di tre mesi, il Ministero impone a ogni opera di beneficenza di pubblicare ogni 3 mesi il resoconto delle spese e introiti durante le campagne di raccolta fondi, seguito poi da un rapporto finale più dettagliato. Inoltre "le fondazioni non devono usare il proprio nome, immagine o progetti per scopi non caritatevoli". Nonostante la durezza di queste norme, il governo ha approntato una bozza di legge ancora più restrittiva: al punto che un gruppo di avvocati ha scritto una lettera aperta al Parlamento per chiedere di non approvarla.
Un collega dei due arrestati, identificato con lo pseudonimo Geng Shu, spiega: “Tutto il nostro lavoro era ed è del tutto all’interno dei termini di legge. Ha persino ricevuto moltissimi elogi persino dai media di Stato. Qui il problema è l’intero settore delle Ong, molto preoccupate dalla bozza di legge in discussione. Questi arresti, insieme a quella legge, sono un chiaro indicatore di come stanno andando le cose: di certo non sono casi singoli o isolati”.