Emergenza rifugiati: 73 milioni, mai così tanti dalla Seconda guerra mondiale
Secondo il Global Peace Index l’1% della popolazione mondiale è composta da rifugiati o sfollati interni. Dietro l’esodo il numero crescente di guerre e conflitti armati. Il costo totale delle violenze supera i 14mila miliardi, il 13% circa del Pil mondiale. La Siria è la nazione più violenta e pericolosa al mondo.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Nel mondo non si registrava un numero così grande di rifugiati o sfollati interni dalla conclusione della Seconda guerra mondiale, nel 1945, e le stime parlano di valori in continuo aumento. È quanto emerge da una ricerca elaborata da un centro specializzato in Australia e diffusa in questi giorni, secondo cui “circa l’1% della popolazione mondiale” - pari a 73 milioni di persone - ha dovuto abbandonare a forze le proprie case e le proprie terre. Dietro l’esodo vi sarebbe il numero crescente di guerre e conflitti armati, che negli ultimi quattro anni ha registrato una vera e propria escalation. 

Nel rapporto pubblicato questa mattina dall’Institute for Economics and Peace (Iep) e intitolato Global Peace Index, si legge che “una persona su 130 al mondo è al momento uno sfollato o un rifugiato”. La maggior parte di essi, spiega il direttore dell’istituto Steve Killelea, è vittima “dei conflitti in Medio oriente”. 

L’esperto e ricercatore definisce “sconcertante” il numero in Siria, dove circa 13 dei 22 milioni di persone sono al momento sfollati. 

Cresce anche il numero delle persone uccise in conflitto, che passa a 180mila del 2014 rispetto ai 49mila del 2010. In questo contesto, le vittime per terrorismo sono aumentate del 9% fino a toccare quota 20mila lo scorso anno. 

Sfollati, guerre e vittime del terrorismo hanno anche un impatto devastante sull’economia globale, con un bilancio complessivo di 14,3mila miliardi di dollari nel solo 2014 se si sommano omicidi, servizi di sicurezza, violenze e crimini a sfondo sessuale, combattimenti tuttora in corso. Per capire il valore dei numeri, spiega Steve Killelea, si tratta del “13,4% del totale del Prodotto interno lordo” mondiale ovvero “l’equivalente delle economie combinate di Brasile, Canada, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito”. 

Dalla ricerca emerge infine che l’Islanda è la nazione più pacifica al mondo, mentre la Siria è all’ultimo posto di questa speciale classifica, martoriata da guerra, violenze e fondamentalismo a sfondo confessionale. A livello regionale, il Medio oriente e il Nord Africa sono le aree più violente; nel 2014 esse hanno superato l’Asia del Sud, che nell’anno precedente (dati riferiti al 2013) era risultata la regione più pericolosa al mondo.