Roma (AsiaNews) - Non è un libello ecologista di denunce e utopie bucoliche, ma un appello al mondo per cambiare stile di vita nei consumi, nei rifiuti, nell’energia e soprattutto nell’accoglienza di sé, degli altri, di Dio. Il punto forte di questa nuova enciclica di papa Francesco, dal poetico titolo “Laudato sì” è quella di proporre a tutti, cristiani e non, ambientalisti e tecnocrati, giovani e vecchi la “conversione” a una visione integrale del concetto di “ambiente” che dice sì la natura, ma anche l’uomo e i suoi simili, il rapporto con gli oggetti e con le generazioni guardando al tutto come un dono, un “fratello” e una “sorella”, proprio come san Francesco amava chiamare ogni cosa nel suo Cantico delle creature, che dà il titolo a questa opera del papa.
C’è un’urgenza nello scritto del pontefice che indica una possibile apocalisse: non solo quella della natura corrotta dall’inquinamento, il fondersi dei ghiacciai, l’effetto serra, ma anche quella di guerre dei ricchi e potenti tecnocrati, o le rivolte dei poveri scartati dallo sviluppo insieme ai rifiuti della società consumista.
Papa Francesco non è tenero con il modello di società contemporanea, basato su un “antropocentrismo deviato”, malato di delirio di onnipotenza, che spreme le risorse per un sempre maggior profitto, incurante delle vittime animali, umane, naturali. Egli cita spesso Romano Guardini e il suo “La fine dell’epoca moderna”. In un certo senso, questa enciclica annuncia la fine di questo modello, che ha fallito i suoi ideali mettendo la finanza contro il lavoro; la libertà di pochi contro la schiavitù di molti; gli interessi egoistici contro la solidarietà; il dominio sul mondo e sugli uomini contro la comunione e l’armonia.
Ancora più forte è la critica agli organismi internazionali e ai poteri politici accusati di essere conniventi con tale modello, deboli nel far rispettare le leggi, inetti nel prendere decisioni a favore del bene comune.
Ma egli non è tenero neppure con gli ecologismi utopici, che sognano un mondo senza macchine, che si sacrificano per salvare un animale, ma tacciono sui poveri scartati, le uccisioni degli esseri umani (aborto) e sulle manipolazioni genetiche verso gli embrioni umani vivi.
Alcuni media hanno enfatizzato l’uscita di quest’opera come “la prima enciclica di un papa sull’ambiente”. Diversi “cattolici di destra”, soprattutto negli Usa, hanno già rifiutato la proposta del papa come “comunista”. I “cattolici di sinistra” si sentono invece incoronati e giustificati perché “finalmente” il papa “dà ragione a loro”. In realtà quanto dice Francesco fa parte della dottrina sociale della Chiesa, tanto che lo stesso papa ricorda il suo debito verso Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, la cui “Caritas in veritate” riportava già diversi temi che Francesco ha presentato in modo più ampio e approfondito.
Cattolici di destra e di sinistra sono chiamati a fare un passo in avanti, verso quella “conversione” all’ecologia globale, in cui la cura dell’ambiente è parte della missione della Chiesa, come lo è pure la difesa della vita, della dignità dell’uomo, del rapporto fra maschio e femmina, della famiglia.
Una vera novità è che questa enciclica, per la prima volta vede dichiarato il contributo di un capo ortodosso, il patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli. In più – secondo indiscrezioni – molti contributi all’opera sono venuti da scienziati di tutto il mondo di altre religioni. Del resto, papa Francesco invita tutti i cristiani e tutte le religioni a lavorare insieme per ricostruire il mondo basandosi su un rispetto del pianeta, della vita, della società, dei giovani e questo non si può ottenere senza un riferimento religioso, che guarda la realtà come un dono, un segno dell’amore di Dio per noi, non come un oggetto manipolabile a proprio piacimento.