Niigata (AsiaNews) - Per Caritas Internationalis, che ha di recente concluso la sua XX Assemblea Generale a Roma sul tema “One Human Family, Caring for Creation”, il problema del cambiamento climatico e ambientale rientra tra i principali temi inseriti nel piano di azione per i prossimi quattro anni. Anche Caritas Asia - di cui io sono stato eletto presidente per la seconda volta - sta lavorando in modo serio sul tema dell’ambiente attraverso il nostro programma di agricoltura sostenibile che coinvolge diverse organizzazioni che operano in Asia sul problema del cambiamento climatico come causa di danno serio alle condizioni di vita e di lavoro di molti agricoltori asiatici. Non dobbiamo andare molto lontano per vedere la realtà del danneggiamento dell’ambiente causato dai grandi disastri naturali che il cambiamento climatico ha provocato negli ultimi anni.
Perciò sono molto felice di ricevere questa enciclica di papa Francesco, che fornisce una solida base per le nostre attività in questo campo e spinge i cattolici ad insegnare ad ognuno ad impegnarsi per fare qualcosa per l’ecologia. Dal momento che papa Francesco ci ricorda di continuo che le attività caritatevoli non sono giusto una scelta nella nostra fede ma piuttosto una parte integrante di essa, in modo simile egli ci ricorda in questa enciclica che tutti i fedeli hanno l’obbligo di fare qualcosa per la madre terra. Tale enciclica ha reso chiaro a tutti noi che prendersi cura dell’intero creato è parte integrante della nostra vocazione. Inoltre il Santo padre ci ricorda di considerare le conseguenze del nostro stile di vita per le generazioni future. Quindi non basta porre rimedio temporaneo alla crisi attuale salvando le popolazioni colpite dal cambiamento climatico e dalla degradazione ambientale. Dobbiamo sempre considerare anche le soluzioni a lungo termine per le generazioni future che ci chiedono di modificare il nostro stile di vita confortevole.
Sono anche felice perché questa enciclica è stata scritta tenendo in considerazione il punto di vista dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo. La società moderna è controllata da meno del 20% della popolazione in quelli che chiamato Paesi sviluppati e le politiche che guidano la società internazionale spesso riflettono gli interessi di questo piccolo gruppo di persone che possiede le risorse finanziarie. Ad ogni modo, dato che il Santo Padre conosce bene la realtà di vita delle popolazioni dell’America Latina, lui si schiera con i poveri e gli emarginati e scrive questa enciclica per loro. Questo è il motivo per cui nell’enciclica ci sono diversi punti difficili da accettare per coloro che vivono in condizioni agiate nei Paesi sviluppati, come l’invito a cambiare gli attuali stili di vita e riconoscere che essi possiedono molto di più rispetto a quelli in via di sviluppo perché ne hanno sfruttato le risorse naturale. Questa enciclica rende chiaro adesso che i Paesi ricchi non devono assistere quelli poveri per generosità, ma perché sono obbligati a farlo.
La Conferenza episcopale del Giappone ha ultimato da poco l’assemblea generale che si svolge ogni anno a Tokyo. Durante l’ultimo giorno dell’assemblea, il 18 giugno, i vescovi hanno organizzato una sessione di studio sul tema della potenza nucleare insieme a diversi esperti e teologi. Anche se nell’enciclica non è presente un riferimento diretto al potere nucleare, in diverse sezioni si trovano considerazioni al suo uso attento e saggio nei confronti dell’ambiente e al coinvolgimento delle popolazioni locali per la sua pianificazione.
Come ben sappiamo, dopo il disastro di Fukushima dell’11 marzo 2011, la Conferenza episcopale del Giappone ha chiesto l’immediata abolizione degli oltre 50 impianti nucleari che sono stati danneggiati dal terremoto. Ovviamente abbiamo ricevuto molte critiche per la nostra posizione da parte del pubblico e persino da alcuni cattolici che sostenevano che per mantenere lo stile di vita attuale e il livelli di economia giapponese, non si può abolizione la produzione di energia nucleare. Questo è esattamente lo scopo del nostro messaggio del novembre 2011 contro la produzione di energia nucleare. Noi non solo lanciavamo un appello per abolire gli impianti ma, alla fine del messaggio, noi chiedevamo alle persone di cambiare il proprio stile di vita per ridurre l’uso di energia. Il Santo padre ha anche menzionato la necessità di cambiare lo stile di vita della società moderna che esige un uso eccessivo dell’energia e l’impiego di risorse sempre maggiori per sviluppare fonti di energia rinnovabile. Io penso che la Conferenza episcopale del Giappone deve sostenere lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e anche pretendere che il governo, i circoli di affari e il pubblico siano responsabili per le generazioni future e agiscano inoltre in modo responsabile per il bene comune no solo in vista del futuro del Giappone ma dell’intero creato.