Qinghai, monaco tibetano si dà fuoco: è la sesta auto-immolazione dall’inizio dell’anno
L’episodio è avvenuto nel pomeriggio di ieri, nella provincia autonoma di Yushu. Il religioso è stato portato in ospedale e la prognosi rimane riservata. Dalle proteste di Lhasa del 2008, i tibetani che hanno scelto questa forma di protesta sono 142.

Kyengudo (AsiaNews/Agenzie) – Un monaco buddhista si è dato fuoco in segno di protesta contro la dominazione cinese del Tibet. Il fatto è accaduto ieri (9 luglio) tra le cinque e le sei di pomeriggio nella piazza principale di Kyengudo, capoluogo della provincia autonoma di Yulshul (in cinese Yushu), nella provincia di Qinghai. Il religioso tibetano, la cui identità è ancora sconosciuta, è stato portato in ospedale per le ustioni riportate e le sue condizioni rimangono sconosciute.

Una fonte tibetana di Radio Free Asia afferma che “non sappiamo ancora il suo nome o da quale monastero provenisse”. Secondo la fonte, poi, non è chiaro se il monaco sia stato portato in ospedale dai passanti oppure dalla polizia.

Si tratta della sesta auto-immolazione di monaci tibetani dall’inizio dell’anno solare, la 142ma dalle proteste del 2008 avvenute nella provincia tibetana di Lhasa. In quell’occasione gli scontri si scatenarono per l'anniversario della sollevazione di Lhasa contro Pechino – avvenuta nel marzo 1959 e repressa nel sangue – che costò la vita a circa 220 persone.

Da quell’avvenimento, le autorità cinesi hanno innalzato il controllo sulle zone tibetane per prevenire le auto-immolazioni e arrestare i tibetani che promuovono questo tipo di proteste. Coloro che si immolano chiedono il libero ritorno del Dalai Lama in Tibet e libertà per la regione.

Il Dalai Lama, il capo spirituale del buddismo tibetano, è bollato dalla Cina come un secessionista e come “un lupo travestito da agnello”. Egli ha spesso domandato ai giovani di preservare la loro vita, utilizzandola per una protesta più costruttiva e meno disperata.