Nepal, denuncia dei non residenti: La nuova Costituzione ci priva del diritto di voto
di Christopher Sharma
Il testo accorda i diritti sociali ed economici, ma non quelli politici. Il problema della doppia cittadinanza e dell’immigrazione da Cina e India. Più di 500mila persone vivono all’estero e finanziano lo sviluppo del Paese di origine. La diaspora nepalese possiede le risorse, capacità e conoscenze necessarie per far crescere uno dei Paesi più poveri al mondo.

Kathmandu (AsiaNews) - Le norme presenti nella bozza della nuova Costituzione, presentata a fine giugno dopo anni di disaccordo e lotte parlamentari, discriminano i cittadini nepalesi che vivono all’estero, negando loro il diritto di voto attivo e passivo. È quanto denunciano i membri dell’Associazione dei nepalesi non residenti (Nrn, Non-Resident Nepali), secondo cui più di 500mila persone che vivono all’estero perderanno i diritti politici connessi alla cittadinanza nepalese.

La doppia cittadinanza è adottata da diversi Paesi in tutto il mondo, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Israele. I diritti e i privilegi variano in base al Paese. Le norme contenute nella nuova carta costituzionale del Nepal indicano che i non residenti avranno il diritto di coinvolgersi negli affari economici e sociali del Paese di origine, ma non potranno accedere alla politica, né per votare i propri rappresentanti né per essere eletti. In particolare, la norma prescrive che “la nazionalità di nepalese non residente (Nrn) può essere accordata a coloro che hanno origini nepalesi e hanno acquisito la cittadinanza di Paesi al di fuori della regione Saarc [South Asian Association for Regional Cooperation, l’organizzazione internazionale economica e politica di otto Paesi dell’Asia meridionale e del subcontinente indiano, cioè Afghanistan, Bangladesh, Buthan, India, Maldive, Nepal, Pakistan e Sri Lanka - ndr]. Tale titolo comprende i diritti economici, sociali e culturali, in ottemperanza alle leggi del Paese”. Nessun accenno ai diritti politici quindi.

Secondo gli esperti, il nuovo diritto di cittadinanza amplifica lo scetticismo di Kathmandu nei confronti di India e Cina, da cui proviene una larga immigrazione destinata alle unioni matrimoniali. Allo stesso tempo però, potrebbe privare il Paese dei numerosi investimenti provenienti dai cittadini che vivono all’estero.

Shesh Ghale, milionario nepalese residente in Australia e presidente dell’Associazione Nrn, commenta ad AsiaNews: “Circa mezzo milione di nepalesi che vivono all’estero stanno aiutando il Nepal. Essi vivono in tutto il mondo con il Nepal nel cuore. Amano il Paese di origine. Portano capitali e investimenti in diversi settori per far sviluppare il Paese. Queste persone dovrebbero essere premiate con la cittadinanza e i diritti politici. Le attuali disposizioni potrebbero scoraggiarli”.

Minendra Rija, portavoce del governo, riconosce l’importanza di tali finanziamenti, ma nega il diritto di voto per i non residenti. Il politico afferma: “Le risorse finanziarie sono importanti per il Paese, che ha bisogno in modo disperato anche della conoscenza, competenze e dell’esperienza della diaspora nepalese”. “C’è anche un altro argomento emotivo - continua - che riguarda la realtà delle dinamiche migratorie in Nepal, in accordo con il movimento dei lavoratori e la natura dell’economia globalizzata”.

L’esperto di norme costituzionali Tika Ram Bhattarai però aggiunge: “In quanto uno tra i Paesi più poveri e meno sviluppati, il Nepal ha grande urgenza di sviluppare l’economia, ridurre la povertà e migliorare la vita della popolazione. Per farlo ha bisogno di risorse finanziarie, conoscenze, esperienza e idee. I non residenti sono le risorse di cui necessita”.

Secondo uno studio, la diaspora nepalese potrebbe generare investimenti per 20 miliardi di dollari nel solo settore immobiliare. Solo i diritti economici connessi alla cittadinanza possono garantire un ambiente finanziario sicuro per gli investimenti. Le proteste da parte dei non residenti sono solo le ultime di una lunga serie. La scorsa settimana infatti, alcuni avvocati hanno protestato contro le norme della bozza costituzionale, che discriminano le donne e il loro diritto di proprietà. Due giorni fa sono state arrestate più di 100 persone che manifestavano contro il testo che punisce le “conversioni religiose”.