Istanbul (AsiaNews) – L’aviazione militare turca ha compiuto stamane una seconda serie di raid aerei per colpire basi dello Stato islamico in Siria, dopo quello compiuto ieri. Allo stesso tempo, essa ha lanciato raid anche nel nord Iraq contro basi del Pkk, il Partito dei lavoratori kurdi, considerato un gruppo terrorista, che opera per la nascita di uno Stato indipendente kurdo.
Lo stesso doppio obbiettivo, contro militanti dello SI e contro militanti kurdi, ha avuto la serie di arresti che la polizia turca sta attuando in diverse città del Paese, dopo una settimana di violenze e un attacco terrorista dello SI contro giovani militanti kurdi a Suruc, che ha fatto 32 morti.
In risposta all’incapacità del governo di Ankara, sospettato di sostenere lo SI, il Pkk ha ucciso due poliziotti.
Fra ieri e stamane, le forze di sicurezza turche hanno arrestato almeno 320 persone, fra sospettati simpatizzanti dello SI e membri del Pkk in 22 province del Paese, fra cui Istanbul, Ankara, Adana, Konya e Manisa.
Come ormai succede ogni giorno dall’attentato di Suruc, ieri sera a Istanbul vi è stata una manifestazione contro lo SI e contro la politica del presidente Erdogan. La polizia l’ha dispersa usando gas lacrimogeni e proiettili di gomma.
Intanto, migliaia di persone sono attese domani pomeriggio per una “marcia della pace” indetta dal partito filo-kurdo di Selahattin Dermitas, che ha ottenuto un eccellente risultato alle ultime elezioni.
Vari analisti applaudono al nuovo passo intrapreso da Ankara nella lotta contro il terrorismo islamico. Finora la Turchia era sospettata di aiutare lo SI, permettendo il passaggio di nuove reclute e di armamenti dal suo territorio e di rivendere il petrolio in possesso dei jihadisti. L’escalation contro i kurdi mostra però anche il vero interesse di Erdogan: imbrigliare ed evitare la crescita di mire indipendentiste fra i kurdi, che costituiscono circa un sesto della popolazione turca, che cercherebbero di unificarsi con i kurdi in Siria e in Iraq.