Gli Usa “accelerano” la vendita di armi alle monarchie del Golfo, dopo il “buon accordo” con l’Iran
Il segretario di Stato Usa, John Kerry, difende l’accordo, ma promette anche nuove armi, più esercitazioni militari congiunte, un sistema regionale di missili balistici. Le monarchie del Golfo fra i maggiori clienti nel commercio delle armi. Rouhani e Javad Sharif propongono dialoghi fra i Paesi islamici per risolvere i conflitti armati in Yemen e in Siria.

Doha (AsiaNews/Agenzie) – Il segretario di Stato Usa, John Kerry ha promesso ieri di “accelerare” la vendita di armi speciali alle monarchie del Golfo, inquiete per il potere acquisito dall’Iran dopo l’accordo sul nucleare.

Kerry era a Doha per partecipare a una riunione straordinaria coi ministri degli Esteri dei Paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia saudita, Bahrain, Emirati arabi uniti, Kuwait, Oman, Qatar).  Da una parte Kerry li ha rassicurati sulla bontà dell’accordo con l’Iran, firmato il 14 luglio scorso; dall’altra ha promesso nuove vendite di armi, incremento delle esercitazioni militari congiunte, lo studio su un sistema regionale di difesa con missili balistici.

Secondo il segretario di Stato Usa, l’accordo con l’Iran rafforza la sicurezza dei Paesi arabi. Allo stesso tempo, la tensione diffusa nella regione, dai tempi delle primavere arabe, accresce il commercio di armi. Nel 2014 l’Arabia Saudita è stato il Paese che ha investito di più (in percentuale) nel campo della Difesa, circa il 17% del budget annuale (80,8 miliardi di dollari). Tale trend continua da anni e vede coinvolte le monarchie del Golfo e gli Stati Uniti come fornitore di strumenti di morte sempre più sofisticati.

Intanto, anche l’Iran cerca di fare buona pubblicità all’accordo. In un discorso televisivo due giorni fa, il presidente Hassan Rouhani ha affermato che l’accordo sul nucleare crea “un nuovo clima” regionale per risolvere alcuni conflitti armati come quelli in Yemen e in Siria.

Nello Yemen, l’Arabia saudita guida una coalizione di Paesi arabi per combattere contro la minoranza ribelle degli Houthi; in Siria, i Paesi arabi del Golfo sostengono i ribelli che combattono contro Bashar Assad. L’Arabia è perfino sospettata di aver sostenuto lo stesso Stato islamico.

Ieri, anche il ministro degli esteri iraniano, Javad Zarif, l’artefice dell’accordo sul nucleare, ha sostenuto il dialogo nella regione. Scrivendo sul giornale libanese as-Safir, egli ha detto che la cooperazione regionale potrebbe iniziare dallo Yemen e ha proposto un coinvolgimento di tutti i Paesi islamici in un dialogo che possa far terminare la guerra in Siria, sotto l’egida dell’Onu.