Pechino svaluta ancora lo yuan: timori per le Borse internazionali
La Banca centrale del popolo taglia un ulteriore 1,62% alla valuta nazionale. Il Fondo monetario internazionale approva: “Si allineano al resto del mondo”. Analisti freddi: “Prima o poi stabilizzeranno di nuovo il cambio”. Attesa per i mercati europei e americani, i listini del lusso perdono punti.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Banca centrale del popolo cinese ha tagliato di nuovo questa mattina il valore della moneta nazionale, lo yuan renminbi. La valuta è stata indebolita di un ulteriore 1,62%, che si aggiunge all’1,9% tagliato ieri dalle autorità cinesi. Pechino aveva dichiarato che la mossa di martedì 11 – la più significativa nella politica monetaria cinese degli ultimi 20 anni – sarebbe stata “una tantum”.

Ora lo yuan si attesta a 6,3306 sul dollaro americano, la valuta di riferimento cui viene ancorata la moneta cinese. Il governo centrale di Pechino ha chiarito che la decisione rappresenta un cambiamento di parametri: fino a ieri il valore dello yuan era deciso dalla Banca centrale, mentre da oggi si baserà sugli sviluppi del mercato internazionale finanziario e ovviamente valutario.

Nonostante il terremoto provocato ieri nelle Borse di tutto il mondo da questa decisione – i listini del lusso hanno subito una frenata importante, dato che viene a calare il potere d’acquisto dei cinesi – il Fondo monetario internazionale ha valutato in maniera positiva questa doppia svalutazione. L’operazione, secondo i tecnici dell’organismo internazionale, “rappresenta un allineamento ai mercati di tutto il mondo”.

Darius Kowalczyk, analista del Credit Agricole di Hong Kong, è meno entusiasta: “Lo yuan è entrato in un circolo vizioso di deprezzamento. A un certo punto, abbandoneranno questo nuovo meccanismo di prezzamento valutario e stabilizzeranno il cambio di imperio, o interverranno in altro modo”. Il riferimento è al mercato valutario internazionale: qui le valute oscillano in base agli andamenti finanziari, ma non la moneta cinese il cui cambio, appunto, veniva fissato fino a ieri dalle autorità centrali.

Meno sicure anche le reazioni delle Borse europee e quella di Wall Street, che in giornata segneranno la risposta della finanza internazionale alla decisione di Pechino.