Nepal, violente proteste delle minoranze per la Costituzione: quattro morti e decine di feriti
di Christopher Sharma
I gruppi minoritari lamentano di essere stati ignorati nella nuova suddivisione del Paese. Il governo accusa la comunità madhese. Il partito Sadbhawana che la rappresenta rassegna le dimissioni dall’Assemblea costituente. Bloccati per 10 giorni 17 distretti dell’estremo ovest. Partito dimissionario: “Il modo in cui il Nepal è stato ridisegnato incita allo scontro”.

Kathmandu (AsiaNews) - È di almeno quattro morti e decine di feriti il bilancio dei violenti scontri degli ultimi giorni tra la polizia del Nepal e le minoranze del Paese, che lamentano di essere state ignorate nella suddivisione amministrativa contenuta nella nuova Costituzione. Il governo di Kathmandu ha attribuito la responsabilità degli scontri a gruppi minoritari tribali e ai partiti della comunità madhese (un insieme di etnie di origine indiana che abita nella regione del Terai, distretto meridionale di Morang). Come forma di protesta per le decisioni dell’amministrazione centrale il partito Sadbhawana (Nsp) ha deciso di abbandonare l’Assemblea costituente.

Non si placano le proteste sulla bozza della nuova carta costituzionale, approvata circa due mesi fa dopo anni di disaccordi e ancora in via di definizione. Da quando è stata presentata, ha suscitato diverse critiche da parte dei gruppi esclusi o discriminati e ed è stata oggetto di varie contestazioni anche violente.

Nel distretto di Terai già nelle scorse settimane si erano verificati episodi di aggressioni tra le forze di polizia e la popolazione locale, brutalità che si è ripetuta negli ultimi giorni nel distretto di Saptari dove un ragazzo di 24 anni è morto ucciso dagli agenti. Il giovane, insieme alle altre 3 vittime e a molti manifestanti, protestava contro la decisione di ridisegnare il territorio nazionale in sei province, che non tengono conto della presenza di comunità minoritarie.

La polizia nega le accuse e riferisce di aver agito solo in “autodifesa”, in risposta agli attacchi dei dimostranti. “Abbiamo aperto il fuoco per contenere la situazione che stava diventando sempre più incandescente”, ha riferito l’agente Narayan Prasad Chimoriya. Anche Bamdev Gautam, vice primo ministro del Nepal e ministro dell’Interno, smentisce il ricorso alla violenza gratuita da parte dei funzionari di governo e accusa i gruppi di minoranza di fomentare le proteste. “Il governo lancia un appello a tutti i cittadini - dice - affinchè non si lascino provocare dalla comunità madhese e da altri gruppi minoritari che provano a ostacolare il processo di approvazione della Costituzione”.

Almeno 17 distretti delle aree più occidentali del Nepal hanno dichiarato uno sciopero generale per dieci giorni. I trasporti e il commercio sono interrotti. Inoltre diversi rappresentanti dell’Nsp, che difende gli interessi dei madhesi e altre comunità discriminate, hanno deciso di dimettersi dall’Assemblea costituente. Nella motivazione si legge: “Il modo in cui il federalismo e la divisione degli Stati sono stati definiti nella bozza costituzionale incita in modo definitivo al conflitto. Al contrario bisogna rigettare del tutto il concetto di federalismo”.

Al momento nell’Assemblea l’Nsp è rappresentato solo da sei deputati. I cristiani al contrario chiedono che venga approvata al più presto la nuova carta fondamentale del Paese, in modo da garantire pace e stabilità.