Siadih, la parrocchia dei tribali Mundari celebra la patrona Madre Teresa
di Nirmala Carvalho
P. Lino Fernandes racconta i preparativi in vista della solenne celebrazione per la fondatrice delle missionarie della Carità, scomparsa nel 1997. Oggi è la memoria liturgica della beata. La religiosa è “fonte di ispirazione” e guida nel trasformare la parola “amore” in azione. A presiedere la messa l’ausiliare di Ranchi, mons. Mascarenhas.

Mumbai (AsiaNews) - “La parrocchia è formata in maggioranza da tribali Mundari, molti dei quali vivono in aree remote e al di sotto della soglia di povertà. Per queste persone la beata Madre Teresa di Calcutta è fonte di ispirazione: ci sprona a crescere nell’amore a Dio attraverso il servizio agli ultimi, ai più bisognosi e poveri”. È quanto racconta ad AsiaNews p. Lino Fernandes sfx, parroco della chiesa Beata Madre Teresa di Siadih (diocesi di Jamshedpur, Jharkhand). I fedeli stanno approntando - “con molta gioia ed entusiasmo”, sottolinea il parroco - i preparativi per la solenne celebrazione della patrona, in programma il prossimo 7 settembre. A presiedere la messa vi sarà il vescovo ausiliare di Ranchi, mons. Theodore Mascarenhas.

Oggi 5 settembre cade la memoria liturgica della beata Madre Teresa, fondatrice delle Missionarie della Carità, nata nel 1910 a Skopje, in Macedonia. Arrivò in India nel 1929. Nel 1950 fondò la congregazione delle missionarie della Carità. È morta per arresto cardiaco a Calcutta il 5 settembre 1997; il 19 ottobre 2003 ha ricevuto la beatificazione da papa Giovanni Paolo II. La parrocchia indiana di Siadih, dedicata alla futura santa, raccoglie 45 famiglie formate in maggioranza da tribali Mundari, sparse tra 25 villaggi; dieci di questi distano 15-20 chilometri dalla chiesa.

Il sacerdote, missionario del Pilar (Società dei missionari di san Francesco Saverio, nata a Goa nel 1887), racconta ad AsiaNews che alle celebrazioni sono invitati “gli ex parroci di Siadih, i sacerdoti e le suore delle parrocchie vicine” e i responsabili delle altre denominazioni cristiane. “Inoltre - aggiunge - sono invitati tutti i capi tribali”.

P. Fernandes ricorda che Madre Teresa non si stancava mai di ripetere che “siamo fatti per amare ed essere amati”. Con la beata di Calcutta e San Francesco Saverio, aggiunge, “troviamo pace e pienezza e gioia nel donarci nell’amore”. Egli ricorda che le missionarie della Carità “hanno dato letteralmente la vita per i tribali Mundari”, senza fare distinzione alcuna di casta e di credo religioso, dando loro “pace, dignità e felicità”.

“Nella diocesi di Jamshedpur - prosegue il sacerdote - le missionarie si sono prese cura dei bambini abbandonati e malnutriti” e hanno avviato dispensari e centri per garantire cure mediche di base. “La visita alle famiglie - aggiunge - fa anch’essa parte del loro ministero”.

Il 5 settembre, giorno dedicato a Madre Teresa, si celebra anche in tutto il mondo la Giornata internazionale dedicata alla carità. E come ricordava la religiosa, “l’amore non può restare chiuso in se stesso, perché in questo caso non ha alcun significato”. Esso deve diventare azione e “questa azione è il servizio” agli altri. Nell’anno dedicato alla Vita consacrata, conclude p. Fernandes, ha ancora più valore l’appello di Madre teresa a diventare parte della sua opera al servizio dei più poveri fra i poveri. “Consacro la mia vita a Dio, perché le parole non bastano, il servizio che faccio a favore dei lebbrosi, del moribondi, agli storpi… è il mio amore per Dio in azione”.