India, mandato di arresto per un diplomatico saudita: abusava di donne nepalesi
di Christopher Sharma
Le violenze si sono protratte per cinque mesi. Le vittime adescate con la promessa di un buon lavoro. Condotte anche nella giungla indiana per strane pratiche sessuali e abusi di gruppo. Una vittima racconta di decine di donne trafficate, con ogni probabilità vendute in Arabia saudita.

Kathmandu (AsiaNews) - La corte di New Delhi ha spiccato un mandato di arresto contro un diplomatico saudita, accusato di aver abusato e sequestrato due donne di origine nepalese per oltre cinque mesi nella sua residenza privata della capitale indiana. La corte ha chiesto la massima punizione e l’ambasciata del Nepal ha istruito il caso davanti al ministro degli Esteri dell’India, affinchè all’uomo sia garantita la giusta condanna nonostante lo status internazionale che riveste. Un funzionario diplomatico nepalese ha riferito di aver trovato le donne in gravi condizioni, sfruttate per i piaceri sessuali dell’uomo e dei suoi amici.

La vicenda è stata resa pubblica da Maiti India, un’associazione che difende le donne vittime di traffico umano. Balkrishna Pandey, fondatore del movimento, riporta che il diplomatico è accusato di aver violato sette leggi indiane, ma “l’azione legale andrà avanti nonostante la protezione consolare di cui gode”.

L’uomo è accusato di violenza e traffico di esseri umani nei confronti di Juna Damai (30 anni) e Gita Tamang (50 anni), due donne provenienti dal Nepal, attirate nella sua residenza con la scusa di un buon posto di lavoro. Le donne invece sono state rinchiuse in un’ala del palazzo e sfruttate per soddisfare i piaceri sessuali dell’uomo. La più giovane racconta ancora provata ad AsiaNews: “All’inizio ci ha chiesto di lavorare come cuoche e assistenti. Invece siamo state sfruttate non solo da lui, ma anche da diversi suoi amici. Se avessimo confessato gli abusi, saremmo state uccise”. La ragazza riferisce anche che “molte giovani e donne nepalesi, e persino alcune indiane, venivano portate da lui. Le adescava con buone proposte di lavoro in Arabia saudita, ma noi crediamo che siano state vendute”. “A volte ci portava nella giungla per strane pratiche sessuali. Molte volte ci ha costrette a subire violenze di gruppo”.

Le vittime hanno raccontato di aver fatto anche viaggi in Arabia saudita, sempre al servizio del diplomatico. La Light House Fondation, organizzazine contro il traffico delle donne, ha offerto alle donne tutto il supporto necessario e la disponibilità a riportarle a casa in Nepal al termine delle azioni legali.