Emergenza roghi a Sumatra: Widodo schiera polizia ed esercito, primi arresti
di Mathias Hariyadi
Il presidente indonesiano in visita nelle aree teatro degli incendi insieme al capo della polizia e dell’esercito. Egli annuncia il pugno di ferro e schiera una task force per rispondere all’emergenza. Nel mirino già sette imprese attive nell’area e 140 persone. Emessi i primi provvedimenti di revoca delle licenze.

Jakarta (AsiaNews) - Contro l’emergenza roghi in Indonesia, causa di forti nebbie e problemi respiratori anche nei Paesi vicini, il presidente Joko “Jokowi” Widodo mette in campo l’esercito e la polizia, promettendo pene esemplari contro i responsabili. A differenza dei predecessori, fra i quali Susilo Bambang Yudhoyono, che poco o nulla hanno fatto per risolvere l’emergenza (che ricorre ogni anno con cadenza ciclica), l’attuale capo di Stato sembra voler usare il pugno di ferro e si registrano già i primi arresti. Fonti locali ricordano che Jokowi non ha alcun interesse o legame con la mafia delle corporazioni che si nascondono dietro il malaffare e per questo appare sincero quando afferma di voler punire funzionari corrotti, imprese fuorilegge, coltivatori senza scrupoli e piromani. 

Da settimane una densa coltre di fumo, sprigionata da incendi dolosi o provocati dagli agricoltori per ripulire i campi, avvolge intere aree dell’arcipelago e provoca seri danni alla salute dei cittadini. Nei giorni scorsi in Malaysia e autorità hanno ordinato la temporanea chiusura delle scuole a Kuala Lumpur e nelle aree circostanti. Problemi anche a Singapore, con i cittadini invitati a “evitare attività all’aperto”.

Ambientalisti e attivisti puntano il dito contro le compagnie dedite alla produzione di olio di palma, in particolare i coltivatori illegali, i principali responsabili dei roghi. L’emergenza roghi aveva colpito il Paese anche l’anno scorso quando, secondo i dati del dipartimento della Salute di Pkanbaru, 30mila persone hanno sofferto di gravi problemi respiratori a causa del fumo.

Di recente il presidente Jokowi ha compiuto un sopralluogo di persona nelle aree interessate dagli incendi; in questa seconda visita, egli ha voluto portare con sé anche i vertici della polizia nazionale e dell’esercito, a testimonianza dell’impegno assunto. E proprio la presenza delle forze dell’ordine ha spinto giornalisti e media di tutto il Paese, pressoché assenti in occasione della prima visita, a dare ampio risalto alla vicenda con titoli di giornale e ampi servizi su quotidiani, telegiornali e siti internet. 

Analisti ed esperti di politica locale sottolineano il diverso approccio dell’attuale presidente Widodo rispetto al predecessore Yudhoyono, in particolare nella lotta all’intolleranza confessionale e in merito all’emergenza roghi. Con la visita personale nella provincia di South Sumatra accompagnato dal capo della polizia e dell’esercito, da ministri e funzionari governativi (fra cui il titolare dell’Ambiente, che ha cancellato all’ultimo un viaggio in Europa per essere presente al sopralluogo), egli ha delineato la task force impegnata nella lotta al fenomeno. 

E primi risultati non hanno tardato ad arrivare: secondo quanto riferisce il capo della polizia gen. Badrotin Haiti le forze dell’ordine hanno aperto un’inchiesta e hanno già operato alcuni arresti fra i presunti responsabili (assieme a mandanti e beneficiari) dei roghi. Nel mirino degli investigatori sono finite sette imprese - tre di South Sumatra, una di Riau e altre tre della provincia di Central Kalimantan - e 140 persone coinvolte a vario titolo. Altre 20 aziende sono oggetto di approfondimento e non si escludono ulteriori fermi giudiziari nelle prossime ore. Al riguardo sono già stati emessi i primi provvedimenti di revoca dei permessi e iscrizione nella “lista nera” delle imprese criminali.