Mumbai (AsiaNews) - La famiglia cristiana “deve essere il lievito nella società, aprendo un dialogo con le altre famiglie e andando oltre le barriere dello status sociale e delle caste. Non deve rimanere chiusa in se stessa, ma abbracciare la società”. È questa la grande sfida della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo secondo il card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, che commenta ad AsiaNews l’importanza del Sinodo sulla Famiglia che si aprirà in Vaticano il prossimo 4 ottobre. Non solo, secondo il porporato devono essere i vescovi a indirizzare le famiglie e creare il senso di comunità cristiana. “Dobbiamo comprendere - riferisce - il progetto di Dio per la famiglia e come possiamo rispondere alle sfide che le famiglie affrontano oggi. Dobbiamo diffondere gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, perché questi insegnamenti contengono delle verità fondamentali. Per salvare le nostre famiglie e le generazioni future con la dottrina della Chiesa dobbiamo avere un miglior approccio pastorale verso i fedeli”.
Quello della famiglia è un tema cruciale per la tutta la Chiesa, impegnata in una riflessione generale su come affrontare le sfide del mondo contemporaneo [da qui il tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo” - ndr]. “Le famiglie - sostiene il porporato - si sfasciano soprattutto per la mancanza di formazione nella fede, e poi per diversi fattori esterni che incidono in modo negativo su di esse: povertà, immigrazione, globalizzazione, il sistema della dote, l’alcolismo, l’umile condizione della donna nella società, malattie come l’HIV/Aids”.
Il card. Toppo riferisce che “Dio non è un essere solitario che vive in isolamento, ma è una Trinità di persone, una comunione di vita e amore. Oggi invece assistiamo ad una mancanza di senso di comunità basata sulla fede. Perciò è fondamentale creare la comunità formata nella fede. La famiglia non deve rimanere chiusa in se stessa”.
Continua poi con una riflessione sul sacramento del matrimonio: “Per noi cristiani, il matrimonio è un sacramento, un rapporto intimo di vita e amore stabilito dal Creatore per il bene dei coniugi, dei figli e della società. L’Eucaristia è sacramento di amore e unità ed è il cibo per la vita delle famiglie, per questo motivo il sacramento del matrimonio è celebrato durante l’Eucaristia. È fondamentale che noi incoraggiamo i fedeli a scoprire la bellezza che si riceve dal sacramento del matrimonio”.
Il porporato conclude parlando del ruolo dei vescovi: “L’Eucaristia e i sacramenti del matrimonio e della famiglia ci sono dati dalla grazia di Dio. Noi, in quanto vescovi, dobbiamo sostenere la dottrina cristiana del matrimonio come vocazione per la fedeltà e un amore di lunga vita. Noi ci impegniamo a fare dell’apostolato alle famiglie una parte integrante del progetto pastorale all’interno delle diocesi, a rafforzare il ministero della famiglia e ad accompagnarle nella loro elevazione a questo ideale”.
Al Sinodo sulla famiglia [che si svolgerà dal 4 al 25 ottobre - ndr] parteciperanno rappresentanti di tutti e tre i riti della Chiesa cattolica dell’India: per il rito latino, il card. Oswald Gracias (arcivescovo di Mumbai), gli arcivescovi Filipe Neri (della diocesi di Goa e Daman) e Dominic Jala (diocesi di Shillong), e mons. Selvister Ponnumuthan (diocesi di Punalur); per il rito siro-malabarico, il card. George Alencherry (diocesi di Ernakulam-Angamaly), l’arcivescovo Andrews Thazhath (diocesi di Trichur) e mons. Joseph Kallarangatt (diocese di Palai); per il rito siro-malankarico, il card. Mar Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum e presidente della Conferenza episcopale dell’India.