Gesuita indiano: Qui la gente muore di fame e i governi non fanno nulla
di Nirmala Carvalho
P. Jyothi sj è il coordinatore del Right to Food and Work, network di Ong del West Bengal. Dal 26 settembre è in atto una campagna per chiedere al governo un programma di sicurezza alimentare che tuteli i milioni di poveri dello Stato: “Il governo si deve svegliare o ci saranno carestie nei prossimi mesi”. “In Asia del sud vive la metà dei poveri nel mondo, ma i giornali parlano solo dell’Africa”.

Calcutta (AsiaNews) – Promulgare un “Atto di sicurezza alimentare” (Nfsa) che garantisca cibo per tutti, assicurare un salario adeguato ai lavoratori, migliorare la produzione alimentare nazionale, aumentare il bonus di maternità garantito. Sono alcune delle richieste che il Right to Food and Work (Rtf) del West Bengal – una rete di Ong locali – rivolge al governo statale durante la campagna di sensibilizzazione sul problema alimentare iniziata il 26 settembre scorso e che finirà il 9 ottobre. P.  Jyothi sj, coordinatore dell’Rtf e presidente della Conference of Religious, dice ad AsiaNews: “In molti distretti la gente muore di fame, anche se i media non vogliono chiamare le cose così e usano nomi diversi”.

“Da quando ho iniziato a lavorare nel 2003 con le donne adivasi [aborigeni ndr] nei villaggi remoti del Bengal – racconta p. Jyothi – mi sono accorto subito che avevano bisogno di chiedere cibo al governo e insieme ai miei collaboratori ho insegnato loro come domandare alle autorità utilizzando la legge”.

 “Chiediamo che il governo si svegli e faccia qualcosa per l’emergenza fame nei prossimi mesi – continua il gesuita – visto che il mese scorso i campi sono stati spazzati vita dalle inondazioni in 12 distretti dello Stato e una carestia sarà inevitabile se il governo non prenderà misure adeguate”.

Il Rtf chiede che le autorità mettano in pratica l’Nfsa, che garantisce provvigioni di cibo alla popolazione. “Le liste dei beneficiari pubblicate ad agosto sono state una farsa completa – dicono gli attivisti – e non sono state esposte in luoghi pubblici. Quando osserviamo i lavori di bonifica che sta compiendo lo Stato, siamo sicuri che esso abbia i soldi per fornire un servizio così essenziale come il cibo”.

Per l’organizzazione del West Bengal, lo Stato non deve limitarsi alla distribuzione di cibo ma prendere misure affinché l’agricoltura sia protetta dalle inondazioni e la produzione sia incoraggiata.

In India il problema della malnutrizione è diffusissimo e il sistema economico esistente non aiuta a risolverlo: “La realtà è che l’andamento finanziario porta i pochi milionari a diventare miliardari – spiega il sacerdote – mentre milioni di poveri sono ignorati e lasciati a soffrire la fame”. “Questo capitalismo ingiusto non è la soluzione per un Paese come l’India dove il 73% delle famiglie vive in zone rurali. L’Indice di povertà multidimensionale (Mpi) – conclude p. Jyothi – mostra che la metà dei poveri nel mondo vivono nell’Asia del sud (il 51%, cioè 844 milioni) e solo il 28% in Africa (458 milioni). La povertà in Africa viene sempre sottolineata mentre quella in India nascosta sotto il tappeto!”.