Pakistan, la Corte suprema conferma la condanna a morte per l’assassino di Salman Taseer
di Skafique Khokhar
Il governatore del Punjab è stato ucciso perché difendeva Asia Bibi. I legali dell’assassino chiederanno la grazia al presidente. Il colpevole ha sempre sostenuto la “legittimità” del gesto. Attivista cattolico: “La sentenza di mostra che la Corte è indipendente e libera dalle pressioni degli estremisti”. Analista avverte: “Il governo subirà pressioni per evitare la sentenza”.

Islamabad (AsiaNews) – La Corte suprema del Pakistan ha confermato la condanna a morte per Mumtaz Qadri, l’assassino reo confesso del governatore del Punjab Salman Taseer. La Corte afferma così il valore della sentenza dell’Alta corte di Islamabad, emessa a febbraio 2015, secondo cui “nulla può giustificare l’omicidio della vittima” e quella in primo grado del Tribunale antiterrorismo dell’ottobre 2011. I legali dell’omicida avevano presentato istanza davanti alla massima autorità giudiziaria del Paese, giustificando il gesto del proprio assistito come “legittimo”, perché il Pakistan è un Paese islamico e non laico. Ora chiederanno che all’omicida venga concessa la grazia dal presidente.

Il 4 gennaio 2011 Mumtaz Qadri, una delle guardie del corpo di Taseer, ha ucciso il governatore all'uscita da un ristorante di Islamabad, per le sue posizioni contrarie alla legge sulla blasfemia, che prevede il carcere a vita o la condanna a morte per quanti profanano il Corano o dissacrano il nome del profeta Maometto. Qadri ha sempre rivendicato la paternità dell'omicidio e di voler punire il governatore, che si era espresso in favore di Asia Bibi, la madre cristiana detenuta con l’accusa di aver offeso il Profeta. Per questo è stato esaltato come “eroe nazionale” da parte degli islamici. Peter Jacob, direttore del Centro per la giustizia sociale, riferisce ad AsiaNews: “Dato il caso e il contesto, ci aspettavamo questo risultato, anche se noi in quanto cattolici e attivisti per i diritti umani non approviamo la pena di morte. La decisione dimostra dopo tutto che la Corte suprema è indipendente e libera da influenze fondamentaliste. La sentenza riaprirà il dibattito, chiuso dopo l’omicidio di alto profilo”.

Anche p. Bonnie Mendes commenta con AsiaNews il verdetto: “La sentenza su Qadri è molto significativa in questo momento, quando molti credono che i giudici pakistani siano sotto pesante pressione da parte dei terroristi. La Corte suprema ha parlato in modo coraggioso e in maniera chiara ha dichiarato che criticare la legge sulla blasfemia – come Taseer aveva fatto, definendola la ‘legge nera’ – non rende colpevoli di blasfemia. I giudici hanno emesso la sentenza senza timore. Questo è buono per il Paese”.

Suneel Malik, direttore della Fondazione per la pace e lo sviluppo umano, dichiara: “È un segnale positivo per lo stato di diritto in Pakistan che la massima corte non solo ha confermato la pena di morte per Mumtaz Qadri, ma ha anche decretato la nullità della decisione dell’Alta corte di Islamabad che annullava la sentenza in base alla Legge anti-terrorismo, accettando invece la richiesta del governo di reinserire l’accusa di terrorismo contro l’imputato”. “Le vittime – continua –, i giudici e gli avvocati coinvolti in questi casi subiscono serie minacce, ma non devono fare concessioni allo Stato di diritto e alla giustizia. Questo tipo di decisioni coraggiose contribuiscono a frenare l’estremismo in Pakistan”.

Wajahat Masood, rinomato analista, editorialista e pedagogista, però avverte: “Il governo riceverà ancora molte pressioni per non giustiziare Mumtaz Qadri, perché egli ha una potente lobby che lo sostiene. Ma l’equilibrio del potere nell’esercito sta cambiando in modo veloce. Impiccare Qadri potrebbe mandare un forte messaggio ai sostenitori dell’estremismo. Ad ogni modo, è ancora prematuro dire se la decisione sarà applicata oppure no”.