Aereo russo si schianta nel Sinai: a bordo c’erano 224 persone
L’Airbus A-321, della compagnia russa Kogalymavia, era partito da Sharm el-Sheikh e doveva atterrare a San Pietroburgo. È scomparso dai radar 23 minuti dopo il decollo. A bordo 217 turisti (tra cui 17 bambini) e sette membri dell’equipaggio. Deboli speranze di trovare sopravvissuti. La penisola è sotto il controllo dell’esercito egiziano ma vi operano jihadisti legati allo Stato islamico.

Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) – Un aereo russo si è schiantato alle prime ore di questa mattina nella penisola del Sinai. A bordo c’erano 217 passeggeri, tra cui 17 bambini, e sette membri dell’equipaggio. La conferma arriva dalle autorità egiziane, che hanno inviato 45 ambulanze sul luogo dell’incidente in cerca di feriti. Ma le probabilità di ritrovare superstiti sono molto basse.

L’Airbus A-321, operato dalla compagnia russa Kogalymavia, era partito alle 5:51 di questa mattina (ora locale) dall’aeroporto di Sharm el-Sheikh sul Mar Rosso ed era diretto verso l’aeroporto Pulkovo di San Pietroburgo, ma 23 minuti dopo è scomparso dai radar.

Le cause dell’incidente sono ancora ignote, ma l’agenzia russa Interfax riporta che l’aereo aveva lanciato una richiesta di soccorso prima di scomparire. Un’altra agenzia russa, la RIA Novosti, riferisce anche che alcuni membri dell’equipaggio in precedenza avevano lamentato rumori ad un motore.

Alcuni testimoni oculari hanno riferito al governo egiziano che l’aereo è andato completamente distrutto a causa dello schianto, come riporta l’agenzia Sputnik, e sono molto ridotte le speranze di ritrovare passeggeri ancora in vita. Quasi tutte le persone a bordo erano turisti russi, di ritorno dalle vacanze da una delle mete turististiche preferite del Mar Rosso.

L’aereo viaggiava ad un’altitudine di 31mila piedi (9.300 metri) quando ha iniziato una rapida discesa di 6mila piedi al minuto (1.800 metri) prima che i radar perdessero il suo segnale. Anche se sono ancora ignote le cause dell’incidente, diverse agenzie di stampa americane (New York Times e Reuters) ricordano che la penisola del Sinai è una zona militare, dove sono attivi diversi gruppi jihadisti legati ai miliziani dello Stato islamico che combattono contro il governo del presidente egiziano Abdel-Fattah el-Sisi.