Hanoi e Pechino cercano una via per la stabilità e la sicurezza nel mar Cinese meridionale
Si è conclusa la due giorni di visita ufficiale del presidente Xi Jinping in Vietnam. Il capo di Stato cinese sottolinea “l’amicizia” fra i due popoli e auspica stabilità nelle relazioni; ma non cita le controversie nei mari. Il numero uno del partito comunista in Vietnam chiede di non “militarizzare” i mari e “soluzioni” di lungo periodo.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Hanoi e Pechino intendono mantenere per il futuro la pace e la stabilità nel mar Cinese meridionale, evitando qualsiasi atto e gesto che possa “complicare” le tensioni fra i due Paesi nelle acque contese. È quanto afferma la tv di Stato cinese, a conclusione della due giorni di visita ufficiale del presidente Xi Jinping in Vietnam. 

Da tempo è in atto una feroce controversia fra i due (ex) alleati comunisti, per la supremazia nella regione Asia-Pacifico. Al centro della contesa un gruppo di isole (Spratly e Paracel), che coinvolge in prima persona anche le Filippine e altre nazioni dell’area. A complicare la situazione, il recente passaggio di navi da guerra Usa in una zona rivendicata ad uso esclusivo dalla Cina. 

Ad innalzare la tensione fra Cina e Vietnam, la decisione nel maggio dello scorso anno di Pechino di piazzare una trivella gigante per l’estrazione petrolifera al largo della costa vietnamita, in un settore conteso fra i due Paesi. L’incidente ha innescato una serie di proteste anti-cinesi in Vietnam, che si sono ripetute anche in questi giorni in concomitanza con la visita di Xi Jinping. Dura la reazione della polizia, in particolare nella metropoli meridionale di Ho Chi Minh City (ex Saigon), che ha colpito con violenza i dimostranti e compiuto arresti a tappeto. 

Nel suo intervento al Parlamento vietnamita, il presidente Xi ha affermato che “l’amicizia fra i popoli cinese e vietnamita affonda nella notte dei tempi” e nella lotta per la liberazione e l’indipendenza “abbiamo combattuto fianco a fianco”. Il capo di Stato ha assicurato che dà grande importanza alle relazioni con il Vietnam, da rafforzare in un’ottica di stabilità pur senza citare in modo esplicita la querelle sul mar Cinese meridionale.  

Nguyen Phu Trong, segretario generale del Partito comunista vietnamita, lancia invece un appello al leader cinese Xi Jinping a non “militarizzare” i mari e fare in modo che le dispute territoriali non “danneggino” i legami culturali, ideologici ed economici fra vicini. Il numero uno del partito ad Hanoi auspica la formazione di un “meccanismo negoziale” per appianare le dispute e “soluzioni di lungo periodo accettate da entrambe le parti”. 

Da tempo Hanoi e Manila - che per prima ha promosso una vertenza internazionale al tribunale Onu, iniziata ai primi di luglio e priva di valore vincolante - manifestano crescente preoccupazione per "l'imperialismo" di Pechino nei mari meridionale e orientale. Il governo cinese rivendica una fetta consistente di oceano, che comprende le Spratly e le Paracel, isole contese da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia (quasi l'85% dei territori).

A sostenere i Paesi del Sud-Est asiatico vi sono anche gli Stati Uniti, che hanno giudicato "illegale" e "irrazionale" la cosiddetta "lingua di bue" usata da Pechino per marcare il territorio, fino a comprenderne quasi l'80% dei 3,5 milioni di kmq. L'egemonia riveste un carattere strategico per lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino, in un'area dell'Asia-Pacifico di elevato interesse economico, geopolitico e commerciale, con un valore complessivo di almeno 5mila miliardi di dollari.