Papa in Kenya: violenza e terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione
Rivolgendosi alle autorità politiche, economiche e culturali del Paese, Francesco ha parlato di costruzione della democrazia e tutela del creato - “abbiamo una responsabilità nel trasmettere la bellezza della natura nella sua integrità alle future generazioni” - e ha raccomandato in particolare di “investire sui giovani” e di avere una “genuina preoccupazione per i bisogni dei poveri”.

Nairobi (AsiaNews) – “L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione”, per questo, “il perseguimento del bene comune dev’essere un obiettivo primario”. A una nazione giovane come il Kenya, segnata da fortissime diseguaglianze sociali  e colpita anche recentemente dalla violenza terrorista che, ad aprile è costato la vita a 142 studenti cristiani, papa Francesco nel suo primo discorso ha parlato della “costruzione di un solido ordine democratico, di rafforzamento della coesione e dell’integrazione, della tolleranza e del rispetto per gli altri”.

Alla State House di Nairobi per la cerimonia di benvenuto, il Papa è stato accolto dal presidente Uhuru Kenyatta. Nel giardino della residenza, ci sono stati i 21 colpi di cannone, l’esecuzione degli inni, gli onori militari e la presentazione delle rispettive delegazioni. Francesco e il presidente hanno anche piantato un ulivo. Nel palazzo presidenziale c’è stato  l’incontro privato col presidente, al termine del quale Francesco ha salutato la famiglia del presidente

Tornato nel giardino della State House, Francesco ha incontrato autorità nazionali, il  corpo diplomatico ed esponenti della politica, dell’economia e della cultura. A loro il Papa ha parlato di costruzione della democrazia e tutela del creato - “abbiamo una responsabilità nel trasmettere la bellezza della natura nella sua integrità alle future generazioni” - e ha raccomandato in particolare di “investire sui giovani” e di avere una “genuina preoccupazione per i bisogni dei poveri”.

“Il Kenya – ha detto - è una Nazione giovane e vigorosa, una comunità con ricche diversità, che interpreta un ruolo significativo nella regione. La vostra esperienza nel plasmare una democrazia è condivisa in vari modi da molte altre Nazioni africane. Come il Kenya, anch’esse operano per edificare sulle solide basi del rispetto vicendevole, del dialogo e della cooperazione una società multietnica che sia realmente armoniosa, giusta e inclusiva. La vostra è anche una Nazione di giovani. In questi giorni, mi aspetto di incontrarne molti e di parlare con loro, al fine di incoraggiarne le speranze e le attese per il futuro. La gioventù è la risorsa più preziosa di ogni Paese. Proteggere i giovani, investire su di essi e offrire loro una mano è il modo migliore per poter assicurare un futuro degno della saggezza e dei valori spirituali cari ai loro anziani, valori che sono il cuore e l’anima di un popolo”.

“Il Kenya è stato benedetto non soltanto con una immensa bellezza, nelle sue montagne, nei suoi fiumi e laghi, nelle sue foreste, nelle savane e nei luoghi semi-deserti, ma anche con un’abbondanza di risorse naturali. La gente del Kenya apprezza grandemente questi tesori donati da Dio ed è conosciuta per la propria cultura della conservazione, che le rende onore. La grave crisi ambientale che ci sta dinnanzi esige una sempre maggiore sensibilità nei riguardi del rapporto tra gli esseri umani e la natura. Noi abbiamo una responsabilità nel trasmettere la bellezza della natura nella sua integrità alle future generazioni e abbiamo il dovere di amministrare in modo giusto i doni che abbiamo ricevuto. Tali valori sono profondamente radicati nell’anima africana. In un mondo che continua a sfruttare piuttosto che proteggere la casa comune, essi devono ispirare gli sforzi dei governanti a promuovere modelli responsabili di sviluppo economico. In effetti, vi è un chiaro legame tra la protezione della natura e l’edificazione di un ordine sociale giusto ed equo. Non vi può essere un rinnovamento del nostro rapporto con la natura senza un rinnovamento dell’umanità stessa (cfr Laudato si’, 118). Fintanto che le nostre società sperimenteranno le divisioni, siano esse etniche, religiose o economiche, tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a operare per la riconciliazione e la pace, per il perdono e per la guarigione dei cuori. Nell’opera di costruzione di un solido ordine democratico, di rafforzamento della coesione e dell’integrazione, della tolleranza e del rispetto per gli altri, il perseguimento del bene comune dev’essere un obiettivo primario. L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione. In ultima analisi, la lotta contro questi nemici della pace e della prosperità dev’essere portata avanti da uomini e donne che, senza paura, credono nei grandi valori spirituali e politici che hanno ispirato la nascita della Nazione e ne danno coerente testimonianza”.

“Signore e Signori, la promozione e la preservazione di questi grandi valori sono affidate in modo speciale a voi, che guidate la vita politica, culturale ed economica del vostro Paese. È questa una grande responsabilità, una vera e propria vocazione al servizio dell’intero popolo keniota. Il Vangelo ci dice che a quelli a cui è stato dato molto, sarà richiesto molto (cfr Lc 12,48). In questa luce, vi incoraggio ad operare con integrità e trasparenza per il bene comune e a promuovere uno spirito di solidarietà a ogni livello della società. Vi chiedo, in particolare, di mostrare una genuina preoccupazione per i bisogni dei poveri, per le aspirazioni dei giovani e per una giusta distribuzione delle risorse umane e naturali con le quali il Creatore ha benedetto il vostro Paese. Vi assicuro il costante impegno della comunità cattolica, mediante le sue opere educative e caritative, al fine di offrire il suo specifico contributo in tali ambiti. Cari amici, mi è stato detto che qui in Kenya c’è la tradizione che i giovani alunni piantino alberi per la posterità. Possa questo segno eloquente di speranza nel futuro e di fiducia nella crescita donata da Dio sostenervi negli sforzi di coltivare una società solidale, giusta e pacifica sul suolo di questo Paese e in tutto il grande Continente africano. Vi ringrazio ancora una volta per la vostra calorosa accoglienza e su di voi, sulle vostre famiglie e su tutto l’amato popolo del Kenya invoco abbondanti benedizioni del Signore. Mungu abariki Kenya!”.

Al termine della cerimonia il Papa si è recato alla nunziatura apostolica, ove risiede nelle due notti che trascorrerà in questo Paese, da dove andrà poi in Uganda e Centrafrica. A proposito di quest’ultima tappa, giudicata pericolosa, durante il volo al comandante dell’aereo che gli ha promesso che avrebbero fatto di tutto per consentirgli anche la tappa centrafricana, Francesco ha risposto: "Io voglio andare in Centrafrica, se non ci riuscite, datemi un paracadute!".