A 44 anni dall’indipendenza in Bangladesh, “si distruggono i sogni di tolleranza religiosa”
di Sumon Corraya
Oggi si celebra l’anniversario della vittoria sul Pakistan. Il conflitto è iniziato nel marzo 1971 e in nove mesi ha provocato circa 3mila vittime. Quasi 200mila donne e ragazze sono state abusate; 1100 cristiani si sono uniti ai combattimenti. Attivista cristiano: “Abbiamo combattuto per un Paese non settario. Ma la minoranza cristiana è spesso vittima di violenze da parte dei radicali islamici. Stanno distruggendo i nostri sogni”.

Dhaka (AsiaNews) – Oggi in Bangladesh si celebra il 44mo anniversario dell’indipendenza, sancita dalla vittoria contro le forze di occupazione del Pakistan nel 1971. Migliaia di persone hanno reso omaggio agli eroi di guerra e hanno ricordato il loro sacrificio in nome della creazione di una nazione indipendente e non settaria. Ando D’Costa, segretario generale del Christian Freedom Fighter and Family Welfare Somity, dice ad AsiaNews: “Nel 1971 abbiamo combattuto per un Paese non settario. Ma purtroppo dobbiamo ammettere che oggi la minoranza cristiana è spesso vittima dei radicali islamici. I fondamentalisti non tollerano noi e altre minoranze religiose. Siamo stati tra gli artefici della vittoria nel 1971 e sognavamo un Paese in pace e armonia. Invece alcune persone stanno rovinando i nostri sogni”.

Le celebrazioni del Giorno della vittoria sono iniziate alle 6:30 di questa mattina. Il presidente Md Abdul Hamid e il primo ministro Sheikh Hasina hanno deposto una corona di fiori al Memoriale eretto in onore dei martiri della nazione a Dhaka. In seguito sono stati sparati 31 colpi di cannone e si è svolta una parata nazionale. Un picchetto d’onore composto da tre squadre dell’esercito ha suonato con le trombe delle melodie per i caduti.

In tutto il territorio si sono svolte speciali preghiere nelle moschee, chiese, templi buddisti, pagode e luoghi di culto. I fedeli hanno pregato per la pace, il progresso e la prosperità del Bangladesh.

La guerra di liberazione dal Pakistan ebbe inizio nel marzo 1971 e in nove mesi provocò circa 3mila vittime e 200mila donne e ragazze abusate. La comunità cristiana fu in prima linea nei combattimenti, con oltre 1100 “combattenti della libertà” impegnati a difendere il proprio Paese. Negli scontri morirono anche diversi fedeli, sacerdoti e missionari. Ma oggi “i nostri sogni di tolleranza si stanno infrangendo”, conclude D’Costa. “Vogliamo che il governo riconosca tutti i combattenti per la libertà e conceda loro il giusto rispetto”.