Attivisti dello Sri Lanka: Unirsi contro le ingiustizie subite dai migranti all’estero
di Melani Manel Perera
Avvocati, leader religiosi, artisti e membri della società civile hanno chiesto al governo di Sirisena di garantire maggiore protezione ai lavoratori che vivono all’estero. Nei Paesi del Golfo i cittadini dello Sri Lanka guadagnano meno rispetto agli altri migranti. In caso di arresto, l’assistenza legale è incerta. L’esempio più recente è quello della lavoratrice che rischia la pena di morte a Riyadh.

Colombo (AsiaNews) – Vigilare sulle condizioni dei lavoratori srilankesi emigrati all’estero; proteggere i cittadini rinchiusi nelle carceri di Paesi stranieri; esigere dai Paesi esteri lo stesso trattamento economico riservato agli altri lavoratori migranti. Sono le richieste del gruppo “Concerned People”, riunito nel giorno in cui celebra la Giornata dei diritti dei migranti (18 dicembre).

Avvocati, leader religiosi, artisti e membri della società civile si sono dati appuntamento al Centre for Society and Religion (Csr) di Colombo per chiedere alle autorità di garantire maggiore protezione ai cittadini che si recano all’estero per lavoro.

In particolare i partecipanti hanno ricordato il caso della domestica srilankese che rischia la pena di morte per lapidazione in Arabia Saudita per aver avuto una relazione extraconiugale. Il governo di Sirisena ha ottenuto la sospensione dell’esecuzione, ma la donna non è ancora fuori pericolo. Per questo, chiedono “al governo di fermare l’invio delle donne nel Regno saudita e di tutti i cittadini in quei Paesi che non rispettano le convenzioni sulla protezione dei diritti umani”.

Gli attivisti ritengono che i funzionari di governo non abbiano garantito la dovuta protezione alla domestica accusata di adulterio, soprattutto nelle fasi del processo quando non ha avuto assistenza legale. “Un governo che dipende in larga parte – hanno detto – dai guadagni dei propri lavoratori all’estero, dovrebbe prestare più attenzione ai bisogni e alla cura dei propri cittadini”.

Il gruppo inoltre lamenta la differenza di salario vigente in diversi Paesi. Dilshan Weerasinghe, coordinatore del Migrant News Lanka Community, afferma: “I lavoratori domestici dello Sri Lanka, in particolare le donne di servizio, guadagnano solo 35mila rupie [circa 225 euro – ndr] al mese, mentre quelli delle Filippine ricevono uno stipendio di 56mila rupie [circa 360 euro – ndr]. Questo è davvero ingiusto. Il 92% dei domestici srilankesi che lavorano negli Stati del Golfo riceve questo tipo di stipendio”.

L’avvocato Jayantha aggiunge che “il governo fornisce con molto ritardo l’assistenza legale in caso di detenzione. Il ministero degli Esteri organizza dei corsi di formazione prima che i lavoratori partano, ma non fornisce informazioni sul sistema giudiziario del Paese di destinazione”.

Infine Kumari Kumaragamage e Nadee Kammalweera, due artiste, affermano: “Il governo di Sirisena non può permettere che le leggi di un altro Paese condannino un cittadino dello Sri Lanka senza l’adeguata assistenza legale. Chiediamo a tutti di unirci e denunciare le ingiustizie subite dai lavoratori migranti”.