Xi Jinping riforma l’esercito per controllarlo di più. Il Politburo deve essere “in accordo con il centro del Partito”
di John Ai
Le sette zone militari rimpiazzate da cinque regioni strategiche. I 300mila soldati dimessi dall’esercito dovrebbero trovare lavoro nelle industrie di Stato, ma la crisi economica rende difficile l’assorbimento. Nell’esercito c’è molta resistenza alle riforme di Xi Jinping. Il Politburo deve obbedire a Xi Jinping.

Pechino (AsiaNews) -  Da ieri, primo gennaio 2016, su ordine di Xi Jinping, l’esercito cinese ha subito una profonda trasformazione: le precedenti sette regioni militari vengono rimpiazzate da cinque zone strategiche per il controllo del territorio: Nord, Sud, East, Ovest e Centro. Secondo il South China Morning Post, quattro dei cinque comandanti sono già stati scelti anche se non si conosce ancora il loro nome.

La ristrutturazione prevede anche la cancellazione di tre quartieri generali: il dipartimento politico, quello logistico e quello degli armamenti; rimane solo il dipartimento del personale. Il gen. Liu Yuan, commissario politico del dipartimento di logistica  - uno degli eliminati – , nel suo messaggio di addio ai suoi subordinati, ha scritto che egli “obbedirà in modo assoluto alle riforme” e che “desidera il successo delle riforme”.

La proclamazione di obbedienza è molto importante: lo scorso anno è scoppiato un enorme scandalo in seno all’esercito, in cui due importanti generali,  Xu Caihou e Guo Boxiong, sono stati accusati di corruzione e nepotismo. Xu Caihou è morto di cancro lo scorso marzo. Secondo Xinhua (30/12/2015), nell’esercito vi è ancora una forte resistenza contro le riforme.

Il giornale dell’esercito riporta che le riforme rafforzeranno il controllo da parte della Commissione militare centrale (presieduta da Xi Jinping) e miglioreranno la modernizzazione e l’efficienza delle truppe e degli armamenti.

Il 3 settembre scorso, durante la parata militare per celebrare i 70 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale (il “giorno della vittoria”), il presidente Xi ha annunciato un taglio del personale di 300mila persone fra quelli non addestrati alla battaglia. La fetta di risparmio sarà usata per modernizzare munizioni ed equipaggiamento.

I 300mila dismessi dovrebbero essere assorbiti nelle industrie di Stato. Pechino ha ordinato che tutte le compagnie statali offrano il 5% dei posti di lavoro disponibili ai soldati licenziati. Sono in molti a dubitare della possibilità che le industrie statali possano assorbire questo surplus di forza lavoro. Con il rallentamento dell’economia e l’inefficienza delle compagnie statali, molte di esse hanno sospeso ogni assunzione. Cheng Xiaonong, dell’università di Princeton, ha dichiarato a Voice of America che la maggior parte dei soldati licenziati non troverà un lavoro appropriato, ma al massimo qualche lavoro temporaneo o di ripiego. Lavoro e impiego sempre più ridotto rischiano di produrre ancora più scontento e insicurezza nel Paese.

Questa settimana, Xi Jinping ha tenuto un incontro con il Politburo in cui ha affrontato il problema della corruzione di alcuni pezzi grossi del Partito: Zhou Yongkang, Bo Xilai, Xu Caihou, Guo Boxiong e Ling Jihua. Xi ha ordinato che i membri del Politburo vivano “in accordo con il centro del Partito” e che “in modo preciso educhino e controllino i loro figli, i parenti e il personale più vicino a loro” perché non coinvolti in casi di corruzione, come è avvenuto nei casi citati.

E’ la prima volta che ai membri del Politburo si ordina di essere “in accordo con il centro del Partito”. Il fatto curioso è che è proprio il Politburo il cuore del Partito, che decide ogni cosa per gli 85 milioni di membri. La sottolineatura forse significa che si deve essere “in accordo” con i sette membri del comitato permanente del Politburo, o forse solo con Xi Jinping.