Sri Lanka, card. Ranjith: Il popolo sia unito, per creare la pace

Oggi il Paese festeggia la liberazione dal dominio coloniale inglese. L’arcivescovo di Colombo ha inviato un messaggio in cui esorta a costruire “coesistenza e gioia”. Per la prima volta, durante le celebrazioni è stato intonato anche l’inno nazionale in lingua tamil. Alcuni attivisti marciano nella capitale e chiedono il rilascio dei prigionieri politici tamil.


Colombo (AsiaNews) – Nel giorno in cui “celebriamo il 68mo anniversario dell’indipendenza, voglio sottolineare l’importanza dell’unità per portare a termine la costruzione di un’atmosfera di vera indipendenza nel Paese, dove tutte le comunità possano vivere in pace, unità, coesistenza e gioia”. Lo ha detto il card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, nel suo messaggio per la festa nazionale. Quest’anno per la prima volta dopo la fine della guerra civile tra governo e ribelli tamil, l’inno dello Sri Lanka è stato cantato anche in lingua tamil, segno di un effettivo tentativo di pacificazione tra le comunità intrapreso dal presidente Sirisena (v. foto). Allo stesso tempo però nei giorni scorsi un reverendo anglicano ha marciato per le strade di Colombo insieme al Movimento per il rilascio dei prigionieri politici, chiedendo la liberazione dei tamil ancora incarcerati ingiustamente.

La celebrazione è avvenuta questa mattina, alla presenza delle più alte cariche statali. Oggi il Paese ricorda la liberazione dal regime coloniale britannico, avvenuta nel 1948. La festa è iniziata con il presidente Sirisena che ha issato la bandiera nazionale. Poi è stato il momento dell’inno in lingua singalese.

Ma la parte più toccante è avvenuta quando gli studenti di una scuola hanno intonato l’inno anche nella versione tamil. Harsha de Silva, vice ministro degli Esteri, ha commentato con sorpresa sul suo profilo facebook: “È la prima volta che avviene in tutta la mia vita! Dopo tanti anni la festa si è conclusa in lingua tamil!”.

Secondo Mano Ganesan, leader della Tamil Progressive Alliance e ministro per la Coesistenza e il dialogo nazionale, ha scritto su twitter: “Sì, è un piccolo atto, ma spinge in avanti il cammino. L’inno nazionale in tamil dopo decenni! È una vittoria nel percorso verso la nostra coesistenza”.

Il card. Ranjith ha commentato nel suo messaggio: “Sappiamo tutti che abbiamo sconfitto il regime coloniale perché eravamo uniti da un solo obiettivo. Ma non siamo riusciti a usare quell’indipendenza in maniera significativa per lo sviluppo del nostro Paese, perché ci siamo divisi in base alla razza e alle idee politiche. Ora vivremmo in un posto migliore se avessimo creato una singola nazione srilankese”.

Accanto alle celebrazioni festose e ai buoni propositi della politica, alcuni denunciano che nelle carceri del Paese languono ancora centinaia di tamil innocenti, abbandonati dalla giustizia. L’1 febbraio il rev. Marimuttu Sathivel ha marciato con alcuni attivisti politici dalla prigione di Welikada fino all’ufficio del primo ministro nella capitale. Il gruppo ha chiesto che il governo “la smetta di fare il doppio gioco e affronti con serietà il problema dei prigionieri politici”.

(Ha collaborato Melani Manel Perera)