Talebani a Lahore: “Volevamo uccidere i cristiani”. Ma fra le vittime vi sono anche donne e bambini musulmani (video)
di Kamran Chaudhry

L’attacco al parco per bambini Gulshan-i-Iqbal compiuto da quattro terroristi; tre sono fuggiti, uno si è fatto esplodere. Si tratta di Muhammad Yousaf, ventenne, educato in una scuola islamica di Lahore. Cristiani e musulmani donano sangue per i feriti. Il direttore di Giustizia e pace: “Siamo come in Siria”. Sacerdote di Lahore: I terroristi scelgono obiettivi facili dove fare il maggior numero di morti nel minor tempo possibile.


Lahore (AsiaNews) - Stamane la città di Lahore sembra deserta, coi mercati e le scuole chiuse in solidarietà con le vittime dell’attentato suicida di ieri, che ha fatto 72 vittime, in maggioranza donne e bambini, e 350 feriti. Ehansullah Ehsan, portavoce dei Tehreek-e-Taliban Pakistan, Jamaat ul Ahrar, uno dei tanti gruppi della galassia talebana nel Paese, ha rivendicato l’attentato e la motivazione: “Volevamo attaccare i cristiani che stavano celebrando Pasqua”.

In effetti da quest’anno, il governo del Punjab ha riconosciuto la domenica di Pasqua vacanza dal lavoro e molte famiglie cristiane provenienti dalla periferia avevano preso l’occasione per visitare Lahore, o per passeggiare nel parco Gulshan-i-Iqbal, il luogo dell’attentato, nella zona adiacente ai giochi per bambini, dove erano presenti anche famiglie musulmane con i loro piccoli.

P. Morris Jalal, sacerdote a Lahore conferma che nell’esplosione suicida “molti cristiani sono stati uccisi” e precisa: “Invece di obiettivi difficili e duri [militari, caserme, ecc], i terroristi ora mirano a obiettivi facili. Essi usano le bombe suicide per assicurarsi il massimo delle vittime nel minor tempo possibile”.

P. Emmanuel Yousaf Mani, direttore della Commissione nazionale di Giustizia e pace, commenta: “Ci troviamo in una situazione simile a quella in Siria. I terroristi sono seguaci di una religione di terrore. Essi non risparmiano né cristiani, né musulmani. Pensano di avere licenza di uccidere perfino famiglie e bambini”.

Da ieri sera, gli ospedali della città sono affollati di familiari delle vittime e dei feriti. Un’anziana donna musulmana, che ha perso suo figlio di 21 anni e la nuora, impreca: “Cosa succederà all’attentatore nel giorno del giudizio? Sarà perdonato alla presenza di Allah? Che Dio ci dia la forza per prenderci la vendetta in quel giorno! Che ci sia permesso di oscurare il loro volto!”.

Arif Masih, un giovane cristiano che era al parco con la sua famiglia, racconta: “C’era sangue e corpi dilaniati dappertutto; sono stato lì lì per svenire”. Una donna cristiana, Asma Masih in lacrime, non sa ancora nulla di cosa sia successo ai suoi bambini: “Il mio mondo è finito … I miei bambini avevano insistito per andare a giocare al parco e ora non li trovo più. Ho perduto ogni cosa”.

Il capo della polizia di Lahore, Haider Ashraf, afferma che nell’attentato sono stati usati circa 20 kg di esplosivo, che c’erano quattro terroristi; tre sono riusciti a fuggire, uno si è fatto esplodere.

Secondo i primi dati, si tratta di Muhammad Yousaf, sui 22-25 anni, figlio di un venditore di ortaggi di Muzaffargarh (Punjab), che ha passato diverso tempo in una madrassa [scuola islamica] di Lahore.

Molta gente, cristiani e musulmani, stanno visitando gli ospedali per donare sangue per i feriti, mostrando di voler stare uniti contro l’estremismo. Vi sono anche persone che criticano la mancanza di personale di sicurezza e chiedono con insistenza che il governo provveda con la presenza di corpi speciali [rangers].

Il premier Nawaz Sharif si è recato negli ospedali di Lahore e ha visitato i feriti, promettendo una lotta senza quartiere contro i terroristi. Il governo del Punjab ha annunciato tre giorni di lutto.

(Ha collaborato Jibran Khan)