Peshawar, un antico tempio sikh riapre al culto dopo 70 anni
di Kamran Chaudhry

Il tempio Bhai Beba Singh era stato chiuso per una disputa sulla privacy delle donne musulmane. L’amministrazione provinciale ha raggiunto un accordo con i leader religiosi. Tra le clausole, la costruzione di un muro per “proteggere” le ragazze della scuola vicina. Ma alcuni sikh denunciano che l’iniziativa è uno “specchietto per le allodole” e affermano l’esistenza di una mafia dei terreni.


Peshawar (AsiaNews) – Il tempio Bhai Beba Singh, antico luogo di culto sikh, è stato riaperto al pubblico dopo 70 anni nella città di Peshawar, nel nord del Pakistan. La cerimonia di apertura si è svolta il 30 marzo alla presenza di ministri provinciali e rappresentanti delle minoranze religiose. Siddique-ul-Farooq, presidente del Consiglio di amministrazione del tempio, ha promesso di stanziare un milione di rupie per la sua manutenzione; altri tre milioni sono stati garantiti da Sardar Suran Singh, consigliere del chief minister per la minoranze. I leader sikh però sono divisi sull’iniziativa e alcuni chiedono al governo di fermare la mafia dei terreni e di proteggere gli altri gurdwara (i luoghi di culto del sikhismo).

In Pakistan vivono circa 40mila fedeli sikh, su una popolazione a maggioranza islamica (il 97%). Nella zona di Peshawar, una delle città più conservatrici del Paese, abitano 1.200 famiglie sikh.

Il tempio era stato chiuso prima della creazione del Pakistan, nel 1947, a causa di una disputa tra musulmani e sikh sulla privacy delle donne che vivevano nelle vicinanze. Durante quelle proteste morirono due persone.

Lo scorso anno l’amministrazione distrettuale ha organizzato un jirga (incontro dei tribali locali) tra le due comunità religiose, che si è concluso con la firma di un accordo per la riapertura. L’intesa prevede inoltre la costruzione di un muro che assicuri la privacy delle ragazze nella scuola adiacente e di un tetto per garantire la vita privata di tutto il vicinato.

Raggiunto al telefono da AsiaNews, Sardar Suran Singh ha attribuito il merito dello storico accordo al governo provinciale e alla popolazione del luogo. “Negli ultimi 70 anni – ha detto – nessuno ha mai provato a danneggiare la proprietà o ad occuparla. L’incontro con i leader locali ha reso possibile tutto questo, che è l’esempio vivente dell’armonia tra le religioni”.

Al contrario però Sardar Mastan Singh, presidente del Consiglio dei sikh, ha definito la riapertura uno “specchietto per le allodole”. Secondo il religioso, la costruzione sarebbe stata riaperta già nel 2012, mentre “il programma è stato organizzato solo per attirare l’attenzione dei media e mostrare che [le autorità] si preoccupano delle minoranze religiose”.

Mastan Singh denuncia: “Un vecchio gurdwara di Lahore adesso è un mercato; abbiamo perso cinque templi in tutto il Paese. Oltre 60 proprietà del Fondo di amministrazione di Nankana Sahib, il luogo di nascita dei sikhismo, sono occupate da vari partiti politici. La nostra comunità non è contenta dell’operato del governo. Chiediamo la libertà di culto e l’esclusione della politica dai nostri affari religiosi”.