Aung San Suu Kyi: Unione federale per raggiungere la pace con i gruppi etnici

In un messaggio indirizzato alla popolazione in occasione del Capodanno, la leader democratica auspica una modifica della Costituzione, ma serve l’appoggio di una parte dei militari, per ora freddi nei confronti della proposta.

 


Yangon (AsiaNews/Agenzie) – La Costituzione del Myanmar “deve essere una carta che porti alla luce un’unione democratica federale e genuina”. Con queste parole Aung San Suu Kyi, consigliere dello Stato e leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld), ha indirizzato un messaggio televisivo alla popolazione birmana in occasione delle feste per il Capodanno, pronunciandosi a favore di un emendamento dell’attuale costituzione (voluta dalla giunta militare nel 2008) in grado di coinvolgere nell’unità nazionale anche i gruppi etnici che da decenni combattono il governo centrale.

“Le nostre politiche e i nostri principi – ha detto la ‘Signora’ – sono volti ad assicurare la riconciliazione nazionale, la pace interna, il rispetto della legge e ad emendare la Costituzione per mantenere il sistema della democrazia dinamico e ben radicato. Attraverso conferenze di pace continueremo a costruire un’unione federale, desiderata da tutti i nostri compatrioti”.

Il Myanmar è composto da oltre 135 etnie, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica, in particolare con il governo centrale e la sua componente di maggioranza birmana. In passato la giunta militare ha usato il pugno di ferro contro i più riottosi, fra cui i Kachin nell’omonimo Stato a nord, e più di recente con i ribelli Kokang nello Stato Shan. Per evitare una recrudescenza dei conflitti, gli stessi militari avevano avviato colloqui di pace che hanno portato ad ottobre 2015 alla firma di un cessate il fuoco nazionale con otto gruppi etnici minoritari armati. La sigla dell’accordo però non ha portato una pace duratura e l’esercito continua a combattere in più zone.

La pace interna è la priorità per il nuovo governo democratico della Nld, al potere dal primo aprile. Secondo molti analisti, infatti, senza garanzie di sicurezza l’economia non riuscirà ad attrarre gli investimenti esteri necessari alla sua ripresa. Per emendare la Costituzione, però, i democratici hanno bisogno del 75% dei voti più uno. Ciò significa che la premio Nobel per la pace deve convincere almeno una parte dei militari (cui è garantito il 25% dei seggi e i ministeri di Interni, Difesa e Confini) ad appoggiare la riforma.

Già nei mesi scorsi la leader democratica – ora anche ministro degli Esteri e dell’Ufficio del presidente – aveva avviato, senza successo, trattative con la giunta per ottenere una modifica della carta che le permettesse di correre per la carica di presidente. Dopo il rifiuto dei militari la ‘Signora’ ha indicato come candidato un suo fedelissimo, Htin Kyaw. Le prime settimane di governo della Nld hanno raffreddato ulteriormente i rapporti tra le due parti.