Pakistan, aumentano le violazioni ai diritti umani degli ahmadi
di Kamran Chaudhry

Ieri è stato presentato il rapporto annuale sui casi di persecuzione contro la minoranza religiosa. In tutto, 248 omicidi e 323 tentativi di omicidio; luoghi di culto sequestrati o venduti in maniera illegale; tombe profanate. Nel 1974 gli ahmadi sono stati dichiarati “non musulmani”; in seguito è stata approvata un’ordinanza che vieta ai fedeli di usare saluti e preghiere islamiche, e di riferirsi ai loro luoghi di culto come “moschee”.


Lahore (AsiaNews) – In Pakistan sono in aumento le violazioni dei diritti umani contro la comunità musulmana di confessione ahmadi. Lo rivela il rapporto annuale per il 2015 sui casi di persecuzione contro la minoranza religiosa, registrati nel Paese. Saleem-ud-din, portavoce della comunità, ha dichiarato che “vi è un aumento significativo della propaganda dell’odio contro la comunità Ahmadiyya. Le agenzie governative incaricate di applicare le leggi sono manipolate da coloro che si oppongono alla comunità. Invece di far rispettare la legge, essi continuano a cedere alle richieste degli estremisti”. Ad AsiaNews poi ha aggiunto: “Per costruire una società pacifica, c’è bisogno di un gioco ad armi pari”.

Il documento è stato presentato ieri ed è stilato dall’organizzazione “The Persecution of Ahmadis” (Tpa). Nel rapporto si legge che il numero di omicidi contro i membri della minoranza, dal 1984 è salito a 248, di cui due lo scorso anno; altre 323 sono le vittime di tentato omicidio; 27 luoghi di culto sono stati demoliti, altri 32 sono stati venduti dalle autorità e 16 requisiti in modo illegale. Inoltre nel 2015 sono state profanate 39 tombe e i funzionari dei cimiteri comuni hanno rifiutato di seppellire 65 defunti ahmadi.

In Pakistan la comunità musulmana ahmadi conta circa quattro milioni di fedeli. Fondata alla fine del 19mo secolo in India, la dottrina ahmadi è considerata “eretica” da buona parte del mondo musulmano sunnita e sciita. Essa onora il proprio fondatore, Mirza Ghulam Ahmad, e presenta credenze legate ad altre religioni.

Nel 1974 Zulfikar Ali Bhutto, all’epoca primo ministro del Pakistan, dichiarò gli ahmadi “non musulmani”. In seguito la situazione è peggiorata ancora con il generale Muhammad Zia ul-Haq, che fece approvare l’ordinanza n.20, che vieta ai fedeli di questa confessione di usare saluti e preghiere islamiche, e di riferirsi ai loro luoghi di culto come “moschee”. Gli ahmadi sono una delle comunità – insieme ai cristiani – spesso vittime delle leggi sulla blasfemia, usate per perseguitare le minoranze.

Saleem-ud-din afferma: “Il risultato di tutto ciò è che gli ahmadi affrontano situazioni di insicurezza sia in vita che dopo la morte. Scritti che inneggiano all’odio contro gli ahmadi vengono distribuiti in tutto il Paese, in particolare nelle province del Punjab e Sindh. Qui vengono incoraggiate forme di boicottaggio socio-economico dal basso, fino ad arrivare a incitare a compiere omicidi. Settarismo, omicidio, malcontento sociale o politico sono al loro massimo picco nel Paese”.

Il portavoce della comunità ha sottolineato il bisogno di “tolleranza: le persone devono avere il coraggio di parlare e ascoltare. A tutti devono essere concesse occasioni per esprimere il proprio punto di vista. Il governo poi deve eliminare le leggi discriminatorie e garantire a tutti la libertà di religione”. “Inoltre i cittadini pacifici – ha concluso –, in particolare quelli della società civile, devono spingere il governo a porre fine al fanatismo religioso”.