Tamil Nadu, al via le udienze del Tribunale popolare dei Dalit cristiani

I procedimenti verranno inviati anche al presidente e al premier indiano.


Madurai (AsiaNews/Cbci) – Oggi, per la prima volta, si è riunito il Tribunale popolare dei Dalit ("fuori casta") cristiani. Le udienze di oggi vedono protagonisti alcuni Dalit ("intoccabili) che testimonieranno delle discriminazioni subite nella vita quotidiana a causa della loro fede.

I procedimenti verranno inviati tra gli altri al presidente e al premier indiani, al capo della Giustizia, alla Corte Suprema indiana, al governatore del Tamil Nadu e alle  Commissioni nazionali per i diritti umani e per le minoranze.

Un Decreto presidenziale del 1950 esclude i Dalit convertiti al cristianesimo dalle quote riservate di posti di lavoro pubblici: la stessa norma – che colpisce anche quanti sono diventati musulmani - non vale per quanti sono diventati indù, buddisti o sikh.

In una dichiarazione ufficiale diffusa oggi il "Movimento nazionale per i diritti dei Dalit cristiani", promotore dell'iniziativa dichiara: "È strano notare come le tutele legali e i privilegi concessi ai Dalit indù, sikh e buddisti vengono negate ai loro fratelli e sorelle convertiti al cristianesimo o ad altre fedi".

Oltre il 70% dell'intera popolazione dei Dalit cristiani in India si concentra negli stati del Tamil Nadu, Andhra Pradesh, Kerala e Karnataka. Il restante si trova in Maharashtra, Punab, Rajasthan e Uttar Pradesh. Nel Paese su circa 25 milioni di cristiani il 60% appartiene alla casta dei Dalit, l'ultima nella scala sociale.

Tra i giudici del Tribunale popolare, giuristi di fama internazionale guidati da P.B. Sawant, ex giudice della Corte Suprema ora in pensione. L'iniziativa è appoggiata dai leader religiosi della comunità cristiana e dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani; mons. Percy Fernandez, segretario generale della Conferenza episcopale indiana, ha inviato un messaggio di solidarietà agli organizzatori.