Kampar: la cucina per i poveri, “piccolo segno della presenza di Dio”

In occasione del Giubileo della misericordia la parrocchia del Sacro Cuore ha coinvolto fedeli, professori e studenti universitari nella preparazione di 200 pasti ogni sabato. Il cibo viene distribuito al mercato, dove i più poveri della città si mettono in fila per riceverne. P. Tan, ideatore dell’iniziativa: “Gli occhi dei volontari sono aperti sul bisogno dell’altro. Quelli che vengono una volta chiedono di tornare, anche i non cattolici”.

 


Kampar (AsiaNews/Agenzie) – È un piccolo modo “per far conoscere agli altri la presenza di Dio e della Chiesa in questo posto”. P. Aloysius Tan, parroco della chiesa del Sacro Cuore di Kampar (170 km a nord di Kuala Lumpur), descrive così la cucina per i poveri nata in seno alla sua comunità grazie ad un’intuizione del sacerdote. A partire dal 16 gennaio scorso e in occasione del Giubileo della misericordia, decine di parrocchiani si ritrovano ogni sabato per cucinare un pasto da distribuire ai meno abbienti della città.

All’iniziativa donano tempo molte persone, provenienti da ambiti diversi: ci sono semplici parrocchiani, professori e studenti dell’università Tunku Abdul Rahman (Utar), membri di gruppi catechistici e fedeli di altre parrocchie. Si ritrovano alle due del pomeriggio, e fino alle cinque cucinano un pasto per 180-200 persone. Al termine della cottura il cibo viene diviso in porzioni, che sono poi impacchettate e trasportate ad un punto distribuzione vicino al mercato cittadino, dove si crea una lunga fila di bisognosi.

Non ci sono restrizioni a chi può accedere al pasto gratuito, ma l’80% di coloro che si presentano è composto da poveri della città, per la maggior parte cittadini di etnia cinese, Orang Asli [gruppo di 18 tribù indigene ndr] o indiana. In fila ci sono spesso orfani, anziani abbandonati, persone con problemi mentali o fisici.

Di solito gli ingredienti per la preparazione dei pasti (esclusi olio e riso) costano 350 ringgit (circa 77 euro). Gli ideatori dell’iniziativa hanno la volontà di ingrandirla e continuarla una volta che il Giubileo sarà concluso: “Vogliamo aumentare la frequenza dei pasti – afferma p. Tan – e fondare cucine in nuovi posti. Inoltre vorremo un luogo permanente che ci mantenga in contatto con la comunità”.  Il prossimo passo sarà l’acquisto di un congelatore industriale che permetterà di immagazzinare e conservare maggiori quantità di cibo.

La riuscita di questi progetti dipende da quanti sponsor si riusciranno a trovare e da quanto riuscirà a raccogliere la parrocchia ogni mese. L’iniziativa ha già riscosso una buona fama nella città e i commercianti del mercato riconoscono i volontari che arrivano con il camioncino della parrocchia, e fanno loro lo sconto.

Donare un pasto ai più poveri è un’esperienza significativa per coloro che scelgono di farlo: “Essi incontrano gli ultimi e i loro occhi sono aperti sul bisogno dell’altro”, dice p. Tan. Alcuni professori cattolici dell’Utar, dopo aver partecipato al gesto una volta hanno invitato i loro amici non credenti, che si sono commossi e hanno chiesto di poter tornare a dare una mano. Un ragazzo di 21 anni, racconta il sacerdote, ha deciso di regalare i soldi ricevuti per il suo compleanno alla cucina, e ha chiesto se poteva venire con i suoi amici a servire i pasti. Suor Amy, che gestisce il lavoro, racconta: “Mi hanno confidato che da quando vengono a servire la cena hanno iniziato ad avere cura gli uni degli altri e a costruire relazioni di vera amicizia”.