Israeliano condannato all'ergastolo: ha rapito e bruciato vivo un giovane palestinese

I giudici hanno condannato per l'orribile crimine il 31enne Yosef Haim Ben David, a capo di una banda che nel 2014 ha ucciso il 16enne Mohammed Abu Khdair. Respinta la richiesta di infermità mentale. Il padre del giovane ucciso plaude al verdetto. Intanto Israele continua a demolire le case di giovani palestinesi sospettati di violenze. 


Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Un tribunale israeliano ha condannato all’ergastolo il 31enne Yosef Haim Ben David,  leader di una banda che nel 2014 ha sequestrato, seviziato e bruciato vivo il sedicenne palestinese Mohammed Abu Khdair. I giudici hanno ritenuto l'imputato capace di intendere e di volere, respingendo una richiesta di infermità mentale presentata dai suoi legali. Insieme a lui sono stati condannati al carcere altri due giovani israeliani, anch’essi complici nel brutale assassinio che, al tempo, ha riacceso scontri e violenze fra israeliani e palestinesi. 

Il pubblico ministero aveva chiesto il carcere a vita per Yosef Haim Ben David per l’omicidio di Mohammed Abu Khdair, 20 anni per il reato di sequestro di persone e altri 15 per altri crimini generici, incluso il tentato rapimento di un bambino. Egli dovrà inoltre risarcire una somma di denaro alla famiglia del 16enne palestinese ucciso. 

Khdair è stato rapito e ucciso per vendicare l’assassinio in precedenza di tre giovani israeliani in Cisgiordania, in una spirale di violenza che è culminata nell’estate 2014 nella guerra dei 50 giorni nella Striscia di Gaza. Il corpo del giovane palestinese è stato rinvenuto in un bosco nella zona ovest di Gerusalemme, due giorni dopo il ritrovamento dei corpi dei giovani israeliani uccisi da Hamas. 

Nel corso del processo Ben David ha dichiarato di volersi scusare per il gesto compiuto, sottolineando di essere “dispiaciuto per la famiglia”. “Non ero io - ha aggiunto - ero completamente fuori controllo”. Il padre del 16enne palestinese ha detto che vuole vedere “morire in prigione” l’assassino di suo figlio. 

Ad aprile i giudici hanno respinto una richiesta di infermità mentale per Ben David. I suoi complici, di 17 e 16 anni al momento del delitto, sono stati condannati all’ergastolo e a 21 anni di carcere in un precedente processo concluso a febbraio. 

Intanto non si fermano in Cisgiordania le demolizioni di case appartenenti a famiglie palestinesi accusate da Israele di aver collaborato nell’omicidio di una coppia di coloni nell’ottobre 2015. Ieri le autorità hanno demolito l’abitazione di Zeid Amr, di circa 27 anni, accusato di essere parte della squadra di Hamas che ha ucciso Naama ed Eitam Henkin davanti ai loro figli. “Hanno demolito le mura interne - ha dichiarato il padre di Zeid, Ziad Amr - e messo i sigilli alla casa”. 

La politica delle demolizioni, voluta con forza dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, dovrebbe fungere da deterrente nel tentativo di fermare l’escalation di violenze fra israeliani e palestinesi che, dall’ottobre scorso, ha causato la morte di 203 palestinesi e 28 israeliani.