Iniziati i restauri dell’edicola del Santo sepolcro a Gerusalemme
di Joshua Lapide

I lavori dureranno circa un anno, forse finiranno per la Pasqua 2017. Ai pellegrini non sarà vietata la visita e la preghiera. Era da due secoli che non si metteva mano all’edicola. Le tre comunità – greco-ortodossa, latini e armeni – divideranno in modo equo le spese. Una donazione di re Abdullah II di Giordania.


Gerusalemme (AsiaNews) – Dopo 200 anni e tanti veti incrociati delle comunità che la abitano, un gruppo di esperti ha iniziato ieri il restauro dell’edicola del Santo Sepolcro. A dire il vero ieri si è cominciato a mettere le impalcature attorno all’edicola centrale e si è in fase di preparazione.

A tutti i pellegrini di Terra Santa è nota la fragile situazione dell’edicola che contiene la tomba dove Gesù è stato deposto ed è risorto, con le pareti, i marmi e le colonne tenute insieme da tubi di ferro. Per tanti anni non si è riusciti a mettere mano ad alcun restauro perché le tre comunità che gestiscono il luogo santo – greco-ortodossi, cattolici latini e apostolici armeni -  erano gelose che nei lavori e nel loro finanziamento cambiasse l’equilibrio precario che regola la loro convivenza e l’uso del luogo santo.

La decisione a collaborare è venuta dopo che il ministero israeliano per i monumenti storici ha deciso di chiudere per qualche giorno la basilica a causa dei rischi di crollo dell’edicola, minacciando di tenerla chiusa per molto tempo.

L’edicola nella forma attuale risente di restauri compiuti nel 1810, dopo che un incendio l’aveva quasi distrutta. Secondo i responsabili del restauro, l’edicola è stabile, ma deformata e ha bisogno di ripuliture dopo secoli di esposizione all’acqua, all’umidità, al fumo delle candele. La struttura ha anche bisogno di essere sostenuta contro possibili terremoti.

I lavori potranno durare fino ad un anno, ma i pellegrini avranno sempre la possibilità di visitare e pregare al luogo santo. I lavori sono gestiti dall’università di Atene, per conto del Patriarcato greco-ortodosso, col consenso delle altre due comunità. Si spera di finire i lavori entro la Pasqua 2017.

Le tre comunità hanno deciso di dividere in modo equo le spese per i lavori, calcolati a 3,3 milioni di dollari. Il re di Giordania, Abdullah II, ha fatto una personale donazione di 100mila dollari. Egli è di fatti ancora ritenuto il custode dei luoghi santi a Gerusalemme est, sotto occupazione israeliana dal 1967.