Pechino annuncia tagli all’industria pesante: previsti 1,8 milioni di licenziamenti

Nel mirino i settori della produzione di acciaio e di estrazione del carbone. Il governo vuole tagliare la capacità del primo di 45 milioni di tonnellate e ridurre il secondo di altri 280 milioni di tonnellate. Il capo della Commissione pianificazione economica rassicura: “Raggiungeremo gli obiettivi di crescita”.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese ha in programma di tagliare la propria capacità di produzione dell’acciaio di 45 milioni di tonnellate e di abbassare l’estrazione di carbone di altri 280 milioni di tonnellate. Lo ha annunciato ieri il capo della Commissione per la pianificazione economica della nazione. I tagli porteranno la necessità di rilocare 700mila lavoratori del mondo del carbone e di altri 170mila operai dell’industria pesante.

L’annuncio è stato fatto da Xu Shaoshi, presidente della Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo economico, durante il World Economic Forum in corso a Tianjin. Xu si è definito “molto fiducioso” sulle capacità della Cina di raggiungere gli obiettivi economici fissati per il 2016: “La questione più urgente è ridurre gli eccessi di produzione”.

Il governo di Pechino ha dichiarato di voler affrontare la questione degli squilibri fra prezzi e forniture nei maggiori settori industriali, e lo scorso febbraio ha spiegato che intende tagliare la produzione di acciaio di 50-100 milioni di tonnellate nel periodo compreso fra i prossimi tre e cinque anni. Nel mondo del carbone, nello stesso periodo, il taglio dovrebbe arrivare ai 500 milioni di tonnellate.

L’esecutivo ritiene di poter stanziare 100 miliardi di yuan per aiutare le autorità locali e le industrie statali ad affrontare le perdite finanziare: il 20% di questa cifra dovrebbe essere usata per premiare i migliori performer nel settore. I licenziamenti totali, secondo le stime ufficiali, dovrebbero coinvolgere 1,8 milioni di lavoratori.

Il governo, ha sottolineato Xu, porterà avanti diverse riforme nel settore economico e farà in modo che le riduzioni settoriali rimangano in un bacino tale da non intaccare le previsioni di crescita nazionale. Queste, ha ricordato, prevedono una crescita del Pil pari al 6,5% negli anni fra il 2016 e il 2020.