Hong Kong, decine di migliaia di persone alla marcia pacifica pro-democrazia

Nonostante i timori della vigilia non si sono registrati gravi episodi di violenza alla manifestazione del primo luglio. Da registrare solo scontri isolati e l’arresto di tre persone. I dimostranti hanno ricordato la “scomparsa” dei librai e criticato le politiche governative. Fra i democratici si discute l’efficacia della protesta; i giovani chiedono metodi “più eversivi”. 


Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) - Decine di migliaia di persone hanno partecipato, ieri pomeriggio, alla tradizionale marcia di protesta del primo luglio, che ha segnato il 19mo anniversario del ritorno di Hong Kong alla Cina. La manifestazione si è svolta in modo pacifico e non si sono registrati gravi episodi di violenza; anche i timori della vigilia, relativi a possibili operazioni di guerriglia urbana da parte di “black block” locali, si sono rivelate infondati. 

Da registrare solo alcuni isolati tafferugli nei pressi del Palazzo del Governo, che hanno spinto la polizia a usare spray al peperoncino per placare gli animi dei manifestanti più riottosi; gli agenti hanno inoltre arrestato tre persone, accusate di trasportare armi contundenti nell’area antistante l’ufficio di collegamento con Pechino. 

La marcia del primo luglio parte dal Victoria Park per arrivare all'Ufficio del governo cinese di Hong Kong a Central. Iniziata nel 1997 come contrappunto al ritorno del Territorio alla Cina, è oggi un evento annuale in cui si esprime il malcontento sulle questioni sociali e politiche. Il governo centrale di Pechino teme questo appuntamento perché - a differenza della marcia che commemora la strage di Tiananmen - porta avanti le richieste democratiche del Territorio per il futuro.

A organizzare la marcia è il Fronte per i diritti umani e civili - coalizione di gruppi di cui fanno parte anche organizzazioni cattoliche - che chiede: suffragio universale per l’elezione del capo dell'esecutivo e dei deputati del Territorio; fine dell'egemonia delle corporazioni commerciali, che ha causato un aumento della disparità; maggiore indipendenza dalle politiche imposte da Pechino.

Quest’anno si è registrata la partecipazione di almeno 110mila cittadini, un dato in sensibile aumento rispetto ai 48mila dello scorso anno. Solo 20mila per la polizia. 

Durante la marcia di protesta di ieri i manifestanti hanno ricordato la controversia riguardante la “scomparsa” dei librai che ha tenuto banco nei mesi scorsi e hanno criticato il governo per la gestione della città e le politiche di sviluppo per il futuro. In testa al gruppo avrebbe dovuto sfilare proprio Lam Wing-kee, che ha sollevato un polverone raccontano i 18 mesi di detenzione in Cina; tuttavia, egli ha rinunciato all’ultimo minuto dopo aver ricevuto “pesanti minacce”. 

Intellettuali e attivisti discutono sulla reale efficacia della marcia, che dopo diversi anni sembra aver perso consenso in particolare fra i giovani, alla ricerca di metodi “meno convenzionali” e “più eversivi” di protesta. Altri ancora non nascondono la loro frustrazione e ritengono persino “inutile” ogni forma di dissenso verso la Cina e la leadership del Territorio. 

Intanto alle celebrazioni ufficiali per il 19mo anniversario del ritorno dell’ex colonia britannica il capo dell’esecutivo di Hong Kong ha promesso di rafforzare l’economia e lo sviluppo della regione. In una manifestazione dai toni dimessi per onorare la memoria dei due pompieri morti nell’incendio di un impianto industriale il mese scorso, Leung Chun-ying ha inoltre promesso di sostenere i valori fondamentali della città. In una nota diffusa dal suo ufficio a Pechino presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato che il governo cinese intende sostenere i leader della città nel programma di attuazione dei principi “Una nazione, due sistemi” e “Il governo di Hong Kong ai suoi cittadini”.