La tempesta tropicale ha raggiunto l’isola questa mattina alle sei. Venti a più di 230 chilometri orari e piogge torrenziali. Almeno 270mila case non hanno più corrente e 35mila soldati sono impiegati nelle operazioni di soccorso. Il tifone si sta spostando verso nord-ovest ed è diretto verso la Cina continentale.
Taipei (AsiaNews) – Il “super tifone” Nepartak si è abbattuto questa mattina sulle coste di Taiwan, portando piogge torrenziali e venti che oltrepassano i 230 chilometri orari. Centinaia di migliaia di persone sono colpite, migliaia costrette ad evacuare. Scuole, uffici, aeroporti e mercati sono chiusi per motivi di sicurezza. Più di 35mila soldati sono a disposizione per aiutare le manovre di evacuazione e di recupero dei dispersi.
La tempesta tropicale ha raggiunto la città di Taimali, nella provincia orientale di Taitung, questa mattina alle 6 (ora locale). A causa dei venti un uomo sarebbe affogato al largo della provincia di Hualien. Almeno 9mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie case per rischio di frane e allagamenti. Quasi 2mila di esse sono state sistemate in rifugi di fortuna. Circa 270mila case non hanno corrente elettrica.
Li Wei-sen, portavoce del Centro operativo contro le emergenze, afferma che almeno 66 persone sono rimaste ferite questa mattina a causa dei forti venti. Un residente di Taitung racconta: “Le folate sono molto forti, molti tetti e segnali stradali sono stati divelti e spazzati via”.
Il Central Weather Bureau del Paese ha dichiarato che il tifone – dal raggio di 200 km – ha perso un po’ di potenza dopo aver raggiunto la terraferma, ma che continuerà nella sua azione almeno per tutta la giornata di oggi. Nelle zone montagnose si attende almeno mezzo metro d’acqua piovana.
La tempesta si muove ad 11 chilometri all’ora e si dirige verso la Cina continentale, dove dovrebbe arrivare domani.
Quasi ogni anno Taiwan viene colpita da un disastro simile. L’anno scorso il super tifone Dujuan uccise tre persone ferendone 300. Nel 2009, la tempesta Morakot ha devastato l’isola facendo 600 vittime, la maggior parte delle quali sepolte in una frana nel sud del Paese.