Andhra Pradesh, maoisti torturano e uccidono un pastore protestante
di Nirmala Carvalho

Il pastore Yohan Maraiah è stato trascinato via dalla propria abitazione e condotto con la forza nella foresta. Il suo corpo è stato scaricato vicino al villaggio, con le mani legate dietro la schiena. I maoisti lo hanno colpito più volte con coltello e colpi di pistola. I ribelli rivendicano la sua uccisione perché “accumulava ricchezze”, ma il pastore serviva i più poveri del villaggio.


Hyderabad (AsiaNews) – Un gruppo di ribelli maoisti ha picchiato in maniera selvaggia, torturato e ucciso il pastore protestante Yohan Maraiah nel distretto di East Godavari, in Andhra Pradesh. Il cristiano è stato trascinato via dalla sua abitazione nel villaggio di Lachigudem e condotto nella foresta, mentre la sua chiesa veniva data alle fiamme. Lì è stato ucciso e poi il suo corpo scaricato ad un incrocio stradale che porta al villaggio. Ad AsiaNews Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna il brutale assassinio e denuncia che i cristiani in India sono sempre più spesso vittime di violenza cieca e immotivata.

L’omicidio del pastore di 55 anni è avvenuto il 29 luglio scorso. In base alle ricostruzioni della polizia, un gruppo di 100 ribelli maoisti armati ha prelevato il pastore durante la notte e lo ha condotto nella foresta. È stato picchiato in modo violento con bastoni e colpito con armi da taglio e colpi di pistola. Il suo corpo martoriato è stato ritrovato tre ore dopo con le mani legate dietro la schiena.

Sajan K George afferma: “Di fronte alla sua chiesa in fiamme il pastore Yohan Maraiah è rimasto saldo nella fede in Gesù Cristo. Egli non stava compiendo alcuna attività illegale in India. La libertà religiosa è garantita dalla Costituzione”.

Accanto al suo corpo, i maoisti hanno lasciato una lettera in cui spiegano le motivazioni del gesto: essi accusano il cristiano di essere un informatore della polizia e di non essersi ravveduto per il fatto che aveva “accumulato una ricchezza spropositata”. La lettera continua dicendo: “Lo abbiamo punito nel tribunale del popolo perché Maraiah sfruttava i poveri tribali e i bisognosi”.

Il presidente del Gcic afferma invece che il pastore era nato nel distretto di Sukuma, in Chhattisgarh, “e si era stabilito da 15 anni nel villaggio dell’Andhra Pradesh. Egli non svolgeva alcuna attività illecita, i più poveri ed emarginati venivano alla sua chiesa per ricevere la pace, il conforto e la dignità che solo Gesù può dare”.