Il Consigliere di Stato birmano è a Pechino dal 17 agosto. Ieri ha incontrato il presidente Xi Jinping. La Cina pronta a giocare “un ruolo costruttivo nel promuovere il processo di pace del Myanmar”. Al centro dei colloqui anche la diga di Myitsone, progetto da 3,6 miliardi di dollari sospeso nel 2011 dopo forti proteste popolari.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Accordi commerciali su energia idroelettrica, sfruttamento delle risorse naturali e finanza; rafforzamento dei rapporti diplomatici con il più grande investitore in Myanmar. Sono questi i capisaldi della visita ufficiale che Aung San Suu Kyi, Consigliere di Stato e ministro degli Esteri birmano, ha inaugurato in Cina il 17 agosto scorso. Dopo essere stata accolta come un capo di governo, la Nobel per la pace ha incontrato due giorni fa il premier Li Keqiang, mentre ieri ha avuto un colloquio con il presidente Xi Jinping.
Il viaggio, che si concluderà domani, è la più importante visita ad un Paese estero compiuta dalla leader della Lega per la democrazia dopo la vittoria alle elezioni. Xi Jinping ha espresso soddisfazione per la scelta di Aung San Suu Kyi, dichiarando che “la Cina dà grande importanza allo sviluppo delle relazione con il Myanmar”. Il presidente cinese ha aggiunto che Pechino vuole giocare “un ruolo costruttivo nel promuovere il processo di pace del Myanmar e impegnarsi per assicurare la stabilità sul confine sino-birmano”.
Molti analisti considerano questa visita un segnale del fatto che, nonostante il processo democratico in azione nel Paese, il Myanmar è costretto a rimanere nell’orbita cinese piuttosto che statunitense.
Con 15,4 miliardi di dollari di finanziamenti approvati in Myanmar, la Cina è di gran lunga il maggior investitore estero nel Paese, anche se dalle elezioni democratiche gli interessi occidentali a Yangon sono aumentati. Pechino è interessata soprattutto ai giacimenti di gas e petrolio, alle dighe e alle miniere che si trovano sul territorio birmano. Negli ultimi mesi numerose compagnie cinesi hanno vinto costosi appalti.
Un importante tema di discussione tra i due Stati riguarda il progetto da 3,6 miliardi di dollari della diga di Myitsone (Stato settentrionale di Kachin), i cui lavori sono stati sospesi nel 2011 dall’ex presidente birmano Thein Sein con grande ira di Pechino. La decisione della giunta era arrivata dopo diverse proteste popolari che denunciavano disagi per la popolazione che vive nei pressi della diga. Anche Aung San Suu Kyi si era espressa a favore della chiusura del progetto.
Per Pechino l’apertura della diga è una priorità, in quanto beneficerebbe del 90% dell’energia creata dalla struttura. Diverse organizzazioni della società civile birmana temono che la visita in corso possa portare ad un rilancio del progetto. Circa 60 gruppi hanno scritto una lettera aperta al presidente Xi Jinping e consegnata all’ambasciatore cinese, in cui chiedono la chiusura definitiva delle trattative.
Song Junying, analista dell’Istituto cinese di studi internazionali, è convinto che “fra tutte le possibilità, la riapertura della diga è la meno probabile. Il progetto è fermo da molto tempo e ciò è considerato una vittoria democratica dal popolo birmano. È probabile che Yangon sceglierà di liquidare la parte cinese ed aprire altri siti per le dighe di Pechino”.