Si tratta dei colloqui più importanti dal 1947. Presenti 17 gruppi etnici che hanno aderito alle condizioni del governo. Oggi l’intervento inaugurale di Ban Ki Monn, segretario Onu. In primo piano anche la questione dei Rohingya, di cui si occupa una commissione guidata da Kofi Annan. La Chiesa cattolica: “Assicuriamo collaborazione a tutti coloro che cercano la pace e la gustizia”.
Naypyidaw (AsiaNews) – Inizia oggi la Conferenza di Panglong del XXI secolo, la più grande assemblea di pace organizzata nel Paese dal 1947. Voluti dal governo della Lega per la democrazia, i lavori si aprono con un intervento del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, e mirano a garantire la pace in un Paese da decenni teatro di scontri fra i diversi gruppi etnici e il governo centrale.
Alla Conferenza partecipano 17 gruppi, comprese le fazioni armate di Karen, Kachin, Shan e Wa. Solo tre raggruppamenti minori non sono stati invitati in quanto si sono rifiutati di accettare le condizioni poste dal governo.
I colloqui sono previsti per i prossimi cinque giorni, ma i lavori diplomatici proseguiranno per i prossimi mesi, se non anni. Lo scopo del governo, guidato de facto da Aung San Suu Kyi, è quello di demilitarizzare i gruppi armati garantendo loro più partecipazione alla gestione del Paese tramite un sistema federale. Il Myanmar è infatti composto da oltre 135 etnie, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica, in particolare con il governo centrale e la sua componente di maggioranza birmana. Ad ottobre 2015 la giunta militare al governo aveva avviato colloqui di pace che hanno portato alla firma di un cessate il fuoco nazionale con otto gruppi etnici armati minoritari. La sigla dell’accordo però non ha portato una pace duratura e l’esercito continua a combattere in più zone.
La prima conferenza di Panglong (cittadina dello Stato Shan) si tenne il 12 febbraio del 1947, e in quell’occasione il generale Aung San, padre di Suu Kyi, riuscì ad unire le diverse minoranze etniche per la creazione del Myanmar, che avrebbe guadagnato l’indipendenza il primo gennaio 1948. La morte per assassinio di Aung San minò i risultati raggiunti, facendo ripiombare il Paese nel caos.
Un’altra questione che verrà discussa riguarda i Rohingya, minoranza musulmana di origine bengalese non riconosciuta dal Myanmar e tenuta in campi profughi nello Stato Rakhine. Per affrontare la questione, il governo ha annunciato la creazione di un comitato consultivo di cui fa parte anche Kofi Annan, ex segretario Onu. La presenza di quest’ultimo è stata oggetto di dure critiche da parte dell’opinione pubblica, secondo cui la questione domestica dei Rohingya può essere risolta solo da personalità del Myanmar.
Alla Conferenza partecipa anche una delegazione cattolica. Nel loro intervento, pervenuto ad AsiaNews, i rappresentanti della Chiesa vogliono sottolineare il ruolo della religione nello sviluppo futuro del Paese. “Il Myanmar – scrivono – è una nazione religiosa, e non ha mai avuto fede nell’ateismo”. Comprendendo l’importanza della fede per la popolazione, “i leader religiosi hanno dimostrato ammirabile collaborazione della creazione dell’‘Iniziativa delle religioni per la pace’, in cui collaborano insieme per affrontare i disastri naturali”.
Papa Giovanni Paolo II, concludono i rappresentanti, “ha definito la pace come qualcosa che deriva dalla giustizia. Dobbiamo muoverci dal passato e lavorare per la pace e la giustizia […]. La Chiesa cattolica assicura a tutti gli uomini di buona volontà la propria collaborazione per la creazione di una nazione prospera”.