Pellegrinaggi in Terra Santa, "atto di fede e risorsa essenziale per la Chiesa"

Sobhy Makhoul, legato al Patriarcato maronita di Gerusalemme, rilancia l’invito a visitare la terra di Gesù. Quest’anno si è registrato un calo del 70% dei visitatori. Crisi economica e timori di attentati hanno tenuto lontani i fedeli dell’Europa (e dell’Italia). Ma il pellegrino cristiano non è mai stato oggetto di violenze e ha una "dimensione sacra" anche per ebrei e musulmani. 


Gerusalemme (AsiaNews) - I pellegrinaggi in Terra Santa offrono alla comunità locale “la possibilità di rivivere i misteri della vita di Cristo” e cogliere “l’attaccamento e la responsabilità che derivano dal vivere nella terra di Gesù”. E per il mondo cristiano, per quanti vengono dall’esterno, diventano un viaggio di scoperta “delle radici della fede, dei luoghi in cui è nato, vissuto e morto Cristo”. È quanto racconta ad AsiaNews Sobhy Makhoul, legato al Patriarcato maronita a Gerusalemme, secondo cui un pellegrinaggio in Terra Santa oggi rappresenta “un atto di fede” e una grande “esperienza di vita, umana e spirituale”. 

“In un momento complesso e caratterizzato da grandi sconvolgimenti, da guerre e violenze, un viaggio da pellegrini in Terra Santa permette di capire meglio la realtà mediorientale” spiega il maronita di Terra Santa. Il pellegrinaggio, aggiunge, “offre la possibilità di conoscere con i propri occhi la realtà mediorientale, avere un contatto diretto” con persone, luoghi, eventi.

“Per molti oggi il problema è l’islam, la convivenza con il mondo musulmano. Ma il dialogo con un musulmano che abita in Europa - avverte - è diverso da quello con un musulmano che abita in Medio oriente” dove la religione di Maometto “è in maggioranza”. Da qui il “valore e la dimensione culturale”, non solo spirituale, che assume oggi un viaggio sulle orme di Gesù. 

Per Makhoul sono molti i motivi per i quali andare in Terra Santa. Conoscere la propria fede, la storia, creare un legame e vincoli di familiarità, intrecciare rapporti con la comunità locale. “Se non conosci la Terra Santa - afferma - non puoi conoscere il Vangelo, l’annuncio di Cristo. Andare in Terra Santa è un modo per evangelizzare, perché ti immerge nella realtà in cui è nato e vissuto Gesù Cristo”. 

Un appello ai pellegrinaggi di drammatica attualità, oggi che il numero dei fedeli - soprattutto dall’Europa e ancor più dall’Italia - sta calando a livelli drammatici. “Quest’anno - racconta Sobhy Makhoul - abbiamo registrato il 70% in meno dei visitatori rispetto al passato. Un anno a dir poco magro, e sono molteplici i fattori che lo hanno determinato: la questione sicurezza, gli attentati, la crisi economica. Voglio però chiarire che Israele è il Paese più sicuro dell’area”. 

Del resto è risaputo che i pellegrini cristiani in Terra Santa hanno un valore “sacro” anche per ebrei e musulmani “e non vengono mai toccati”. “Soprattutto agli occhi dei musulmani, i pellegrini cristiani - aggiunge - portano tranquillità e calma. Vivono il viaggio come un momento di gioia e la persona è assume un valore assoluto, che deve essere protetto e si fa di tutto per aiutarla”. 

A fronte di un calo dei pellegrini europei, va rimarcato il dato crescente fra i cattolici asiatici e, in particolare, i cinesi che crescono sempre più fra i visitatori di Terra Santa, agevolati anche dall’accordo fra Pechino e Israele che ha portato alla cancellazione dell’obbligo del visto. “Anche per la Chiesa locale - conclude Sobhy Makhoul - il pellegrinaggio è una risorsa fondamentale. Molti cristiani di Terra Santa lavorano nei pellegrinaggi, sono un aiuto fondamentale a livello psicologico, spirituale e finanziario. Per questo rinnovo l’appello a venire in Terra Santa, sostenerci, senza farsi prendere dalla paura o farsi condizionare dal terrorismo, ma affidandosi a Dio”. 

Come sottolineato in un’intervista ad AsiaNews da mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale di Gerusalemme, il 30% dei cristiani a Gerusalemme e Betlemme vivono dell’industria del turismo religioso. Questo, spiega, vuol dire “nel concreto che quando ci sono pellegrinaggi almeno quel 30% lavora normalmente, mentre quando c’è crisi di pellegrinaggi quel 30% è esposto alla disoccupazione e dunque, direttamente o indirettamente, all’emigrazione”.

Rispondendo agli appelli delle personalità della Chiesa della regione, AsiaNews ha deciso di offrire di nuovo ai suoi lettori l’occasione di un pellegrinaggio in Terra Santa, in compagnia di p. Bernardo Cervellera e di alcune guide specializzate della regione. La partenza è prevista per il 28 ottobre, rientro il 4 novembre 2016.

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