Monarchie del Golfo contro la norma Usa che le rende imputabili per gli attentati dell’11/9

Dopo il Senato, anche la Camera statunitense ha approvato la norma che permette ai parenti delle vittime di citare in giudizio gli Stati. Per il segretario generale Gcc è una norma che contraddice “le fondamenta e i principi delle relazioni” internazionali. Obama orientato a mettere il veto alla legge; ma i due terzi delle Camere possono ribaltare la decisione. 


Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Le monarchie petrolifere del Golfo esprimono preoccupazione per la legge approvata dal Congresso statunitense, che permette ai parenti delle vittime dell’11 settembre di citare in giudizio i Paesi sospettati di aver sostenuto gli attacchi, fra cui l’Arabia Saudita. In una nota diffusa ieri Abdullatif al-Zayani, segretario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gcc), conferma la “profonda preoccupazione” dei sei Paesi membri del gruppo, di cui Riyadh è il membro più importante.

Per i vertici del Gcc la norma “contraddice le fondamenta e i principi delle relazioni fra Stati” e, in particolare, va a colpire “l’immunità giurisdizionale”. Il segretario generale del blocco auspica inoltre che l’amministrazione Usa “non approvi questa legge” che “causerà un grave precedente” e “avrà un impatto negativo” nelle relazioni internazionali. 

I parlamentari della Camera Usa hanno dato l'ok il 9 settembre scorso, con un voto all’unanimità, il Justice Against Sponsors of Terrorism Act. I colleghi del Senato avevano già approvato la legge quattro mesi fa; ora la palla passa al presidente statunitense Barack Obama, cui spetta la firma sul testo per l’entrata in vigore definitiva. 

Fonti della Casa Bianca hanno già fatto filtrare la notizia secondo cui sulla legge potrà cadere il veto presidenziale. Tuttavia, esso potrà essere superato da una votazione congiunta di entrambe le Camere che abbia almeno i due terzi dei consensi fra deputati e senatori. 

Abdullatif al-Zayani ha espresso la speranza che l’amministrazione americana “non approvi questa legge… che finirà per creare un grave precedente”.

Per i promotori l’eventuale entrata in vigore significherebbe che gli Stati Uniti “combatteranno il terrorismo con ogni mezzo disponibile” e che le vittime degli attacchi terroristici “avranno nel nostro Paese la possibilità di usare le vie legali e ottenere giustizia”. 

L’Arabia Saudita è un alleato di lungo corso degli Stati Uniti. Dal regno wahhabita provengono 15 dei 19 attentatori che hanno compiuto gli attacchi dell’11 settembre negli Stati Uniti, in cui sono morte circa 3mila persone; tuttavia, non sono mai emersi in questi anni legami diretti dei vertici di Riyadh negli attacchi. 

Sempre ieri due nazioni del Consiglio di cooperazione del Golfo - Qatar ed Emirati Arabi Uniti - hanno diffuso note di proprio pugno in cui criticavano con forza la legge. Abdallah Ben Zayed Al-Nahyane, ministro degli Esteri degli Emirati, sottolinea che una tale legge - che va a colpire anche l’Iran, considerato dagli Usa come “principale sponsor” del terrorismo nel 2015 - avrà “un impatto negativo sulla cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo”.