Il voto per il Consiglio legislativo ha fornito dati necessari per affermare che, dopo il Movimento degli ombrelli, la società di Hong Kong sta cambiando. I democratici “tradizionali” perdono terreno a favore degli indipendentisti e dei localisti, ma questo non è per forza un male: la “vecchia” politica deve trovare nuovi mezzi per comunicare con i giovani e con i cittadini che hanno a cuore il bene comune. Gli esempi edificanti di alcuni leader fanno ben sperare per il futuro.
Hong Kong (AsiaNews) – Il 4 settembre 2016 si sono svolte le prime elezioni per il Consiglio Legislativo di Hong Kong (Legco) dopo il Movimento degli ombrelli del 2014. Questo voto è stato considerato il più importante appuntamento legislativo dalla cessione di sovranità della Gran Bretagna alla Cina nel 1997.
Due anni fa, manifestanti pro-democrazia di Hong Kong hanno occupato diverse aree centrali della città per settimane. I media occidentali hanno chiamato questo fenomeno “Rivolta degli ombrelli” o “Movimento degli ombrelli”. I dimostranti chiedevano maggiore democrazia per l’ex colonia ed esprimevano preoccupazione per l’aumento dell’interferenza di Pechino nelle politiche interne. Ingerenze che di fatto infrangevano l’accordo su “Una nazione, due sistemi”.
Il voto per il Legco ha registrato un’affluenza record del 58% dell’elettorato: circa 2,22 milioni di persone hanno espresso la propria preferenza. Fra i votanti non vi erano soltanto quelli insoddisfatti dell’attuale governo di Hong Kong e coloro che sono contrari all’ostruzionismo del Legco, ma anche chi non apprezza l’operato dei deputati democratici “tradizionali”: questi sono stati visti come “non abbastanza radicali” nella lotta per la democrazia.
I risultati elettorali permettono ai deputati democratici di mantenere il veto nella legislatura: potranno bloccare le proposte dei colleghi pro-Pechino e quindi impedire che passino leggi ingiuste, ma soltanto se tutti gli eletti che non sono a favore dell’establishment lavoreranno insieme. Il campo democratico – o contrario all’establishment – non soltanto ha mantenuto i propri numeri ma si è allargato, arrivando a 30 seggi su 70. Si tratta di tre posti in più rispetto all’ultima elezione. Fra i 30 deputati democratici vi sono sei nuove facce che appartengono alla cosiddetta “Generazione degli ombrelli”: giovani che hanno partecipato alle proteste democratiche del Movimento degli ombrelli.
Un cambio generazionale
È innegabile che il risultato di questa elezione dimostri un cambio generazionale sia dal punto di vista della politica partitica che da quello dei distretti. Questa giovane generazione manca di esperienza, ma potrà portare i propri valori e le proprie nuove idee nel Consiglio. Alcuni analisti ritengono che questi giovani non si piegheranno con facilità al compromesso e che quindi sarà difficile per i deputati trovare un accordo. Ma possono essere anche una fonte di speranza per questo tempo caotico che vive Hong Kong.
Nathan Law Kwun-chung è uno di questi nuovi, giovani deputati. Ha 23 anni e questo fa di lui il più giovane eletto nella storia del Consiglio legislativo. Law era uno dei leader degli studenti durante il Movimento degli ombrelli. Con altri studenti-attivisti e sostenitori del Movimento egli ha creato il partito politico Demosisto che lavora per l’auto-determinazione, in modo che il popolo di Hong Kong possa decidere del proprio futuro. Questo significa che il Territorio mantenga un sistema giudiziario indipendente e che al popolo sia garantito il rispetto dei diritti fondamentali, in modo da poter vivere in una democrazia reale.
Law ha dichiarato in conferenza stampa che i “miracolosi” risultati elettorali riflettono il desiderio di cambiamento dei votanti: “In modo particolare con riferimento al momento di stallo e al vicolo cieco del movimento democratico, gli elettori esprimono il desiderio di ‘nuove strade’ per fare in modo che lo stesso movimento abbia un nuovo futuro. In questo modo si rafforzerà lo spirito di resistenza del popolo”.
Oltre ai sei deputati neo-eletti che si definiscono “localisti” o “auto-deterministi”, vi sono facce nuove anche nei partiti politici tradizionali di entrambi gli schieramenti. Solo pochi fra i deputati “senior” – quelli entrati nel Legco negli anni Ottanta o Novanta del secolo scorso – sono stati in grado di vincere e mantenere il seggio. È un peccato che abbiano perso deputati del calibro degli attivisti sindacali Lee Cheuk-yan e Ho Sau-lan. Hanno contribuito moltissimo alla protezione dei meno privilegiati. È vero che i nuovi deputati mancano di esperienza nel lavoro legislativo, ma alcuni di loro sono attivisti sociali e quindi in grado di compiere analisi sul tessuto di Hong Kong. Con ogni probabilità saranno in grado in maniera efficace di portare nuove idee e sollevare nuovi problemi sia nel Legco che nella società civile.
Verso un cambio del paradigma politico
Il cambio generazionale è un cambiamento soltanto di facciata. Il vero cambiamento è l’agenda del movimento di resistenza: dalla richiesta di suffragio universale o di elezione diretta di leader politici e deputati si passa all’auto-determinazione del futuro politico di Hong Kong, come ha suggerito il prof. Fong Chi-hang.
In passato i due “grandi schieramenti” della scena politica di Hong Kong erano rappresentanti dai democratici e dai pro-establishment vicini a Pechino. Questo paradigma ha dominato per anni a causa della battaglia sulla democratizzazione, che ha tenuto banco nell’agenda politica oscurando gli altri conflitti fra i vari partiti politici.
Tuttavia, dopo aver vissuto l’esperienza della controversa riforma politica e il Movimento degli ombrelli, la relazione fra il governo di Pechino, quello di Hong Kong e la popolazione del Territorio si è fatta più dura. Questo a sua volta ha determinato l’emergere di gruppi localisti, auto-deterministi e indigeni. Questa nuova relazione si intravede anche nel Legco.
Per bloccare leggi ingiuste e “malvagie”, che potrebbero infrangere i diritti basilari della popolazione, alcuni deputati usano tattiche radicali come il boicottaggio. Da qualche tempo l’attenzione è tutta sull’aumentato concetto di indipendenza fra i giovani di Hong Kong. Sono insoddisfatti dell’accresciuto intervento di Pechino negli affari del Territorio e si interrogano su quanto sia possibile il concetto “Una nazione, due sistemi” sotto il dominio dei comunisti cinesi.
In queste elezioni i localisti e gli auto-deterministi hanno vinto sei seggi a chiamata diretta e il 19% dei voti: i democratici ne hanno ottenuti il 36% e i pro-establishment il 40%. Questo significa che almeno 400mila cittadini di Hong Kong vorrebbero dare una chance ai giovani localisti per cambiare la situazione. Durante la campagna elettorale, questi hanno proposto “auto-determinazione attraverso la democrazia”, “sostegno alla Basic Law” e “il futuro di Hong Kong nel 2047 dovrebbe essere deciso dagli hongkonghesi”.
Anche se le forze localiste hanno appena iniziato ad emergere, hanno il potenziale per espandersi. Ma questo movimento potrebbe non riuscire a integrarsi con il tradizionale movimento democratico, o almeno non con facilità. Di fatto i localisti cercano di tenersi a distanza dai democratici, ritenuti “vecchio stile” e non abbastanza progressisti. D’altro canto anche alcuni sostenitori dei democratici tradizionali sono insoddisfatti dal modo con cui i localisti hanno “sottratto” voti e sostegno al loro campo. I localisti sono stati persino sospettati di essere agenti sotto copertura del governo pro-Pechino.
A margine di tutto questo vi sono differenze fra le fazioni localiste e auto-deterministe, sia sulla visione futura che sui mezzi di resistenza. Gli auto-deterministi sono inclini ad essere “di sinistra”, enfatizzando i concetti di costruire una comunità, assistenza reciproca e condivisione di risorse; gli altri localisti sono invece più “di destra”, concentrandosi sulla questione etnica e sulla separazione fra gli hongkonghesi e i cinesi continentali. I primi sottolineano la necessità di usare mezzi pacifici, razionali e non violenti; i secondi sostengono l’uso di “mezzi di emergenza” quando necessario.
Nonostante tutto, localismo e auto-determinazione sono divenute parole-chiave nella scena politica di Hong Kong. La tendenza sembra essere quella di formare due grandi campi: localisti/auto-deterministi contro pro-establishment. Quindi la questione principale della riforma politica diventa “le relazioni fra centro e periferie” oltre a quella della democratizzazione. Questo cambiamento politico può portare molte incertezze. Non tutti i cittadini sono a favore dell’indipendenza e dell’uso di mezzi violenti e radicali per raggiungere la democrazia. Non è chiaro neanche se riusciranno a cooperare nel Consiglio legislativo.
Tuttavia non c’è dubbio che le nuove forze nel Legco – e i loro sostenitori – sperano di partecipare in maniera attiva alla formulazione del futuro di Hong Kong. Non vogliono soltanto aspettare in maniera passiva la decisione di altri. Questo è esattamente lo spirito del Movimento degli ombrelli, che si concentra sul concetto e sulla soggettività dell’essere cittadino di Hong Kong con gli slogan “Determiniamo il nostro futuro” e “Non dimentichiamo l’obiettivo originario”.
Questo concetto è in linea con il pensiero sociale cattolico che enfatizza la dignità umana, la libertà di determinare il proprio futuro, la natura sociale degli esseri umani, la responsabilità e la partecipazione sociale e il bene comune. Alla luce di tutto questo, il governo di Hong Kong dovrebbe provare ogni mezzo per migliorare la situazione politica e sociale, ascoltando la voce del popolo inclusi i deputati che rappresentano quelle stesse persone allo scopo di formulare politiche e leggi.
Parlare di verità e coraggio
Mettendo da parte la riforma politica, le questioni sulla qualità della vita e sulla partecipazione popolare sono state al centro dei candidati in campagna elettorale. E di fatto sono questioni inseparabili. Il “re dei voti” Eddie Chu Hoi-dick – che ha ottenuto 84.121 preferenze, il più alto numero mai ottenuto da un candidato – è un forte sostenitore della “auto-determinazione democratica” e della democrazia dal basso: costruire e consolidare le forze democratiche nella comunità.
Allo stesso tempo, è uno dei membri principali dell’organizzazione-movimento comunitaria “Land Justice League”, che sostiene la necessità di coesistenza fra le aree urbane e rurali e propone uno sviluppo fianco a fianco delle due realtà. È stato impegnato nella difesa delle aree coltivabili e nello sviluppo di una economia comunale sostenibile nei Nuovi Territori; nella preservazione e nell’attivismo a favore dell’ambiente e della preservazione del panorama; nell’accompagnamento e nell’organizzazione dei gruppi che hanno subito requisizioni forzate, come ad esempio i residenti del villaggio rurale chiamato Choi Yuen Chuen.
Durante i forum elettorali Chu ha sottolineato il problema della “collusione fra governo, business, forze rurali e triadi” e ha denunciato come queste forze cerchino di monopolizzare il potere economico e politico, rafforzando politiche ingiuste sulla pianificazione terriera e sullo sviluppo urbano. L’analisi profonda di Chu sui problemi sociali e il suo coraggio nel denunciarli gli ha garantito una vittoria con una valanga di voti alle elezioni del Legco.
Tuttavia ha subito anche intimidazioni e minacce, durante e persino dopo le elezioni. Dal suo esempio, noi possiamo vedere quanto sia importante avere coraggio e intelligenza sia fra i leader politici e comunitari, sia fra i cittadini. E questo manca davvero nell’attuale scena politica di Hong Kong. È anche per questo che Chu è in grado di ricevere così tanto sostegno da persone diverse per classe e percorsi di vita. Tutti gli hongkonghesi dovrebbero avere il coraggio di sostenere leader di questo tipo.
Reciproco sostegno e integrità
Durante le elezioni si sono verificate alcune storie commoventi che mostrano l’integrità e la solidarietà fra candidati che sono in competizione.
Nei Nuovi Territori orientali – uno dei distretti elettorali geografici – Alvin Yeung e Leung Kwok-hung (candidati di fama e con molto potere) avrebbero potuto vincere con facilità le elezioni. Invece entrambi hanno messo al primo posto il bene comune e il benessere di Hong Kong e ne hanno fatto la loro priorità, al posto dell’interesse personale. Invece di limitarsi a chiedere ai sostenitori di votarli, Yeung e Leung hanno offerto il proprio aiuto agli altri candidati democratici e hanno fatto campagna elettorale insieme a loro. Entrambi hanno chiesto alla popolazione di sostenere il campo democratico, in modo che sempre più membri di quello schieramento si aggiudicassero un seggio. Poco prima dell’elezione, persino quando i sondaggi davano Leung senza abbastanza voti per vincere, egli si è rifiutato di presentare un “appello urgente” all’elettorato, temendo di danneggiare gli altri candidati. Questo riflette davvero lo spirito di solidarietà e di mutuo sostegno. Si tratta di leader politici veri, con una visione a lungo termine.
Alla fine, i Nuovi Territori orientali si sono dimostrati il distretto dove i democratici (o coloro che non sono favorevoli all’establishment) hanno guadagnato più seggi: fra questi anche Yeung e Leung, leader politici capaci di coordinamento e sostegno.
Uno dei candidati che ha ottenuto il sostegno di Alvin Yeung è il noto Fernando Cheung. Egli è famoso per l’aiuto che dà ai gruppi più vulnerabili fra cui disabili, persone affette da malattie mentali e richiedenti asilo. Questi gruppi sono spesso definiti “un peso per la società” e, dato che non possono votare, sono pochi i membri del Legco che si schierano dalla loro parte e si preoccupano per loro. Ho visto candidati nei forum elettorali provocare Cheung, che aiuterebbe “falsi rifugiati” sprecando così le risorse di Hong Kong. A un certo punto, i sondaggi dimostrano che Cheung non avrebbe ottenuto abbastanza voti; egli è rimasto lo stesso dalla parte dei più deboli e ha sottolineato che non avrebbe cambiato la sua posizione per ottenere più voti.
Come ha dichiarato lui stesso “i candidati democratici, anche se appartenenti a diversi partiti politici e in competizione l’uno con l’altro alle elezioni, dovrebbero cooperare e rimanere uniti. Il nostro obiettivo non è quello di vincere un seggio individuale, ma ottenere abbastanza potere da poter resistere nel Consiglio ai pro-establishment. Altrimenti, il campo democratico perderà il suo diritto di veto. Quindi non ci appelliamo al voto per noi stessi ma per gli hongkonghesi, per la giustizia e per i più vulnerabili nella nostra società. In Cheung possiamo vedere integrità, le virtù del coraggio e della giustizia, e la solidarietà con i poveri.
È vero che vi sono molte incertezze riguardo il Consiglio e il futuro di Hong Kong. Inoltre, molti abitanti ancora oggi sono preoccupati soltanto riguardo i propri interessi. Tuttavia il comportamento attivo dell’elettorato e l’utilizzo di un voto strategico per i candidati lontani dall’establishment sono comportamenti compatibili con lo spirito del Movimento degli ombrelli: “Salvare Hong Kong uno per volta”.
Inoltre, possiamo vedere nuove idee e nuova speranza fra i neo legislatori delle generazioni più giovani e nei loro sostenitori. Possiamo vedere anche le virtù dell’aiuto reciproco, della solidarietà e del coraggio fra membri vecchi e nuovi del Legco. Sono qualità importanti per i leader politici e per tutti i cittadini. Ma sono anche elementi imprescindibili per superare le difficoltà e costruire una società improntata sul bene comune.
*Ricercatrice presso il Centro Studi cattolici dell’Università cinese di Hong Kong