Ban Ki-moon rilancia l’appello per la distribuzione di cibo e generi di prima necessità. Da giorni un convoglio staziona al confine turco. Mancano i requisiti di sicurezza. Washington e Mosca concordano l’estensione della tregua per altre 48 ore. Situazione critica ad Aleppo est, 250mila persone intrappolate.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha lanciato un appello a Stati Uniti e Russia, invitandole a esercitare continue pressioni sugli opposti schieramenti in lotta fra loro in Siria affinché permettano l’ingresso di aiuti nelle zone più a rischio. A 48 ore dall’inizio del cessate il fuoco, resta fermo al confine turco un convoglio carico di cibo e generi alimentari sufficiente a sfamare 40mila persone per un mese.
Per gli esperti delle Nazioni Unite consegnare aiuti ai civili nelle aree in pericolo - fra cui la zona est di Aleppo, controllata dai ribelli - resta una delle priorità durante la tregua nei combattimenti. Tuttavia, i disaccordi persistenti fra le varie parti e le preoccupazioni in tema di sicurezza stanno ritardando le consegne.
I vertici Onu non hanno risparmiato critiche al presidente Bashar al Assad e al governo siriano, che starebbero cercando di controllare il flusso di aiuti nel Paese.
Il cessate il fuoco iniziato con la festa islamica del Sacrificio (Eid al-Adha) è l’ultimo di una serie di sforzi diplomatici messi in campo sinora da Washington e Mosca. L’obiettivo è cercare di arginare un conflitto quinquennale che ha causato, secondo le stime aggiornate, oltre 300mila morti (430mila secondo altre fonti) e milioni di profughi, originando una catastrofe umanitaria senza precedenti. Oltre 4,8 milioni di persone sono fuggite all’estero, 6,5 milioni gli sfollati interni.
L’accordo prevede la fine dei combattimenti fra le forze fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad e i vari gruppi ribelli che operano sul terreno; esclusi dalla tregua i gruppi jihadisti, come lo Stato islamico (SI) e il Fronte di al Nusra. Usa e Russia proseguono il lavoro diplomatico per avviare una campagna comune contro questi ultimi obiettivi.
In una nota ufficiale il segretario generale Onu sottolinea che “è fondamentale mettere in atto tutti i dispositivi di sicurezza” che possano garantire il passaggio di cibo e generi di prima necessità. Ban Ki-moon si rivolge alla Russia, perché usi tutta la propria “influenza” sul governo siriano; analoghi appelli vanno in direzione degli stati Uniti, perché “i gruppi armati siriani prestino la massima collaborazione”.
In queste ore i vertici di Damasco hanno dichiarato di voler consentire un passaggio “coordinato” di aiuti ad Aleppo sotto “il proprio controllo” e quello delle Nazioni Unite.
Intanto l’Osservatorio siriano per i diritti umani, gruppo attivista con base a Londra e una fitta rete di informatori sul territorio siriano, riferisce che non vi sono state vittime e feriti fra i civili in queste prime 48 ore di tregua. La Russia in precedenza aveva parlato di due vittime fra l’esercito governativo, colpiti mentre erano di pattuglia sulla Castello Road, la strada che conduce ad Aleppo.
Il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov in una conversazione telefonica hanno deciso di estendere il cessate il fuoco per altre 48 ore. “La direttiva tiene” ha affermato un portavoce del governo americano.
La situazione di maggiore tensione resta legata ad Aleppo, metropoli del nord della Siria, dove vi sono almeno 250mila persone intrappolate nel settore orientale. Abo Haitham, uno dei leader del Free Syrian Army, riferisce che in genere “le strade sono sempre vuote”. Tuttavia, ora la gente “va e viene”, si vedono “bambini giocare nei campi” anche se i mercati “restano vuoti”. Nella zona ovest, in mano al governo, alcune foto ritraggono giovani all’aperto nei distretti fino a due giorni fa obiettivo del lancio di mortai.
Fonti locali riferiscono di persone in disperato bisogno di carburante, farina, grano, latte in polvere e medicine. Dal 13 settembre scorso stazionano due convogli carichi di aiuti circa 40 km a ovest di Aleppo. Fra le ragioni del blocco il fatto che la strada che conduce alla città è controllata da milizie affiliate al Qaeda.