Attivisti cristiani e musulmani: Bene la legge contro i delitti d’onore
di Kamran Chaudhry

Ieri l’Assemblea nazionale ha approvato la normativa che languiva da due anni in Parlamento. Essa abolisce la “scappatoia” degli assassini, cioè la loro impunità in caso di perdono da parte dei familiari della vittima. La maggior parte dei delitti avviene in famiglia, perciò l’assoluzione era garantita. “Ora governo e attivisti si impegnino ad applicare la legge”.


Lahore (AsiaNews) – Attivisti cristiani e musulmani in Pakistan hanno accolto con soddisfazione la nuova legge che punisce i delitti d’onore contro le donne. La normativa è stata approvata ieri dall’Assemblea nazionale pakistana, dopo due anni di stallo in Parlamento. Essa elimina la cosiddetta “scappatoia” degli assassini, cioè la loro impunità di fronte alla legge in caso di perdono da parte dei familiari della vittima. Suor Genevieve Ram Lal, direttrice nazionale della Catholic Women Organization, dice ad AsiaNews: “È una buona notizia e un passo nella giusta direzione. La scappatoia era una vera e propria licenza di uccidere e le persone la usavano per risolvere rancori personali”.

I parlamentari riuniti in seduta comune hanno approvato l’Anti-Honour Killing Laws (Criminal Amendment Bill) 2015 e l’Anti-Rape Laws (Criminal Amendment Bill) 2015. La prima legge punirà con l’ergastolo chi si è macchiato di crimini d’onore anche se ha avuto il perdono da parte dei parenti. Ora l’assoluzione del criminale servirà solo a risparmiargli la pena di morte, ma non ad evitargli il carcere.

I delitti d’onore sono una piaga diffusa in Pakistan, dove proprio gli uomini della famiglia spesso puniscono con la morte presunte offese al buon nome della stirpe commesse dalle donne. Il perdono, con cui i familiari assolvono sempre l’omicida, è la causa dell’elevato numero di crimini.

Il processo di approvazione della legge ha subito un’accelerazione dopo l’omicidio della famosa modella Qandeel Baloch, strangolata dal fratello perché considerata troppo “libera”. La notizia della sua morte ha fatto il giro del mondo e scatenato un’ondata di indignazione. Dopo quell’episodio era stata la figlia del premier Nawaz Sharif, Maryam Nawaz Sharif, a scendere in campo a fianco dei diritti delle donne e a premere per una veloce attuazione della norma.

Secondo dati più recenti, nei primi sette mesi di quest'anno nella sola provincia del Punjab sono stati commessi 94 delitti. La Commissione pakistana per i diritti umani (Hrcp) ha calcolato che lo scorso anno più di 1.100 donne sono state uccise dai loro parenti, altre 900 sono rimaste ferite e quasi 800 hanno tentato il suicidio. Inoltre la Fondazione Aurat (Donne) riporta che nel 2012 sono state assassinate 432 donne; nel 2011 erano state 705; l’anno precedente 557; nel 2009 in tutto 604, e altre 475 nel 2008.

Sumera Saleem, dirigente dei programmi della Aurat Foundation, afferma: “Queste cifre non includono i casi non denunciati o il numero degli uomini uccisi per salvare l’onore delle famiglie”.

Dopo l’approvazione della legge, da più parti si sono sollevate voci che mettono in dubbio un reale cambiamento nella società pakistana nel breve periodo. Saleem ritiene che “adesso il governo e i gruppi che difendono i diritti umani hanno la responsabilità ancora più grande di assicurare l’applicazione della legge. Serve una strategia forte contro gli omicidi seriali delle donne, che sono diventati ormai una tradizione”.