L’esercito governativo sta avanzando contro le truppe ribelli del Kachin Independece Army. Un’attivista cattolica: “Ogni giorno bombardamenti aerei e attacchi di terra. Ci sono più di 120mila sfollati e da una settimana la gente manifesta per il cessate il fuoco”. Nonostante la conferenza di pace di fine agosto voluta da Aung San Su Kyi, continuano le violenze nel nord del Myanmar.
Naypyidaw (AsiaNews) – La situazione nello stato Kachin “è drammatica. Oggi siamo giunti al 55esimo giorno di scontri, da quando l’esercito governativo ha attaccato una delle basi del Kia (Kachin Independence Army) vicino al quartiere generale del Kio (Kachin Independence Organization). Il luogo si chiama Gi Don, sulle cime delle montagne Nkrem”. È quanto afferma ad AsiaNews Khon Ja Labang, attivista cattolica e membro del Kachin Peace Network, che lancia l’allarme sulla situazione della popolazione dello Stato settentrionale del Myanmar (al confine con la Cina), messa in pericolo dalla ripresa degli scontri.
Da diversi giorni si intensifica l’avanzata del Tatmaadaw (esercito governativo) in territorio Kachin. Le truppe di Naypyiadaw stanno utilizzando attacchi aerei e terrestri per colpire le postazioni delle milizie etniche, causando un numero indefinito di morti. Anche oggi si sono ripetuti gli attacchi: “Verso le 12 (ora locale) – afferma Khon Ja – si sono registrati bombardamenti e scambi di artiglieria a Gi Don”.
I Kachin sono una delle 135 etnie di cui il Myanmar è composto, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica con il governo centrale e la sua componente di maggioranza birmana. Divampata nel giugno 2011 dopo 17 anni di relativa calma, la guerra fra Tatmadaw e Kachin ha causato decine di vittime civili e almeno 200mila sfollati.
I profughi, fa sapere l’attivista, “sono ancora più di 120mila. Dalla scorsa settimana si sono tenute diverse manifestazioni contro la guerra a Myitkyina, Yangon, Myitkyina (due volte), Tanai, Hpakant, e anche a Chiang Mai (Thailandia)”.
Appelli per la pace sono giunti anche dalla comunità internazionale. La delegazione dell’Unione europea a Yangon ha chiesto “l’immediata cessazione del conflitto”, perché “l’escalation delle violenze sta producendo vittime e centinaia di sfollati. Allo stesso tempo, l’accesso di aiuti umanitari è stato drasticamente ridotto”.
La Chiesa cattolica, afferma Khon Ja, “sta facendo moltissimo a favore della popolazione, con diversi progetti umanitari. Purtroppo però i fondi stanno terminando”.
Secondo alcuni analisti, gli attacchi del Tatmadaw sono compiuti per mettere pressione al Kia e convincerlo a firmare il cessate il fuoco concluso l’anno scorso tra Naypyiadaw e alcuni gruppi ribelli.
Dalla prospettiva Kachin, scrive un giornalista e attivista locale, “il Tatmadaw è un esercito d’occupazione nella terra natale di un’etnia”. Attaccare una postazione del Kia lontana dalla principali via di comunicazione, continua l’attivista, “è una violazione del patto concluso fra il Kio e il governo nel 2013”. Mentre la Conferenza Panglong del XXI secolo guidata dal Consigliere di Stato Aung San Suu Kyi fa progressi verso la pace da una parte, conclude, “il Tatmadaw continua la sua missione trasportando sempre più munizioni e truppe nella regione Kachin, costruendo bunker di cemento e basi militari”.