La marcia doveva essere una protesta contro il governatore della capitale, accusato di blasfemia. Grazie all’intervento delle autorità e degli ulema, si è trasformata in un ritrovo pacifico di preghiera. Joko Widodo ha espresso il proprio “apprezzamento per la grande folla ordinata”. La polizia arresta alcuni “provocatori” che volevano manipolare la manifestazione per criticare il governo.
Jakarta (AsiaNews) – Il presidente Joko Widodo e il vice presidente Jusuf Kalla hanno deciso di rivolgersi in modo diretto alle 200mila persone riunite nel centro di Jakarta nella manifestazione di massa annunciata da giorni. Sotto la pioggia, i due leader hanno salutato la folla di fronte al Monumento nazionale (Monas): “Voglio esprimere il mio apprezzamento – ha detto Widodo – per il grande numero di musulmani che partecipano a questa preghiera pubblica, pacifica e ordinata”. Il presidente poi ha invitato tutti quanti a tornare a casa in modo ordinato.
Fino a ieri la tensione era molto alta: secondo i movimenti radicali organizzatori (come il Fronte di difesa islamico, Fpi), la manifestazione di oggi doveva essere una protesta contro il governatore di Jakarta, Basuki Tjahaja Purnama detto “Ahok”, accusato di blasfemia. Già il 4 novembre scorso, una grande marcia di fedeli islamici era sfociata in episodi di violenza e aveva subito le infiltrazioni di agitatori politici con l’obiettivo di screditare il presidente Joko Widodo, alleato del governatore Ahok.
Grande era l’ansia soprattutto nella comunità di etnia cinese, che temeva vandalismi e violenze da parte dei musulmani. Un medico locale racconta ad AsiaNews di aver cercato dei biglietti aerei per allontanarsi da Jakarta in vista della manifestazione, ma di non averne trovati perché tutti erano stati già venduti.
Pochi giorni fa, invece, un accordo trovato fra le forze dell’ordine e i manifestanti ha mutato la natura della marcia. All’organizzazione ha partecipato anche il Consiglio degli ulema indonesiani (Mui). Il generale Tito Karnavian, capo della polizia, ha spiegato ai gruppi radicali che Ahok è già stato inserito nell’elenco dei sospettati per blasfemia e che verrà giudicato in tribunale. Così la manifestazione si è tramuta in un ritrovo di preghiera pacifico.
Nonostante l’atmosfera tranquilla, la polizia ha compiuto degli arresti preventivi di personaggi accusati di aizzare le proteste. Poche ore prima dell’inizio della manifestazione, gli agenti hanno fermato alcuni “provocatori” che si erano espressi contro il governatore Ahok e il presidente Widodo, accusato di “vendere” l’Indonesia alle nazioni straniere.
Fra i fermati vi è Rachmawati Soekarno, figlia del primo presidente indonesiano Sukarno, e la sorella dell’ex presidente Soekarnoputr. La prima è criticata per i suoi stretti legami con Rizieq Shihab, leader del Fpi.
Il generale Boy Rafly Amar ha dichiarato che gli arrestati volevano manipolare la manifestazione con l’obiettivo di fare cadere Joko Widodo.