Inviato papale ai vescovi asiatici: Le famiglie tribali scuole autentiche di Vangelo (Foto)
di Santosh Digal

Il card. Toppo è intervenuto alla Plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche. “La fede nella famiglia educa i membri ad essere seguaci di Gesù nonostante le sfide”. L'esempio la famiglia di Nazareth. Le famiglie tribali possiedono tradizioni e cultura che rispecchiano i valori del cristianesimo.


Colombo (AsiaNews) – “Le famiglie sono scuole autentiche di Vangelo, dove i membri imparano a comunicare l’un con l’altro la gioia del Vangelo e con amore genuino formano la splendida comunità della misericordia”. Lo sostiene il card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi (in Jharkhand) e inviato papale alla Plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc) in corso in Sri Lanka. Ai vescovi provenienti da tutta l’Asia dice: “Il terreno di fede della famiglia educa i membri ad essere veri seguaci di Gesù, nonostante le difficoltà, i problemi e le sfide della vita”. In più egli ha sottolineato che le famiglie tribali possiedono tradizioni culturali molto vicine al Vangelo.

L’inviato papale è intervenuto ieri durante i lavori, che vedono impegnati oltre 140 delegati da 40 Paesi. I partecipanti – laici e consacrati – stanno discutendo delle sfide poste alla famiglia e alle relazioni matrimoniali. L’obiettivo è riaffermare l’importanza del nucleo familiare come strumento della missione di misericordia della Chiesa cattolica.

Il card. Toppo evidenzia che “le famiglie cattoliche in Asia vivono insieme a persone che professano fedi differenti. Perciò devono mantenere costante lo sguardo sulla famiglia di Nazareth, in modo da essere splendide comunità di amore e vita e rappresentare la Chiesa locale, che è per i poveri nella sua missione di misericordia”.

Secondo il porporato, è stata la fede potente delle famiglie cattoliche in Asia a “coltivare la fede per secoli, a dispetto delle persecuzioni e divisioni. La Chiesa in Asia spera che il germoglio di Jesse possa portare molti frutti e rendere fruttuosa ogni cosa”. “Infiammati da questa speranza – aggiunge – la Chiesa in Asia guarda alla famiglia cattolica e alla Chiesa locale per i poveri come canale migliore per la misericordia e la compassione di Dio”.

L’arcivescovo di Ranchi, di origini tribali, sottolinea che “l’anima della vita tribale ben si adatta per definire i legami familiari. Un meccanismo interno di affetto spontaneo e semplicità lega insieme [i membri] e li tiene uniti nel viaggio della vita. Le famiglie tribali, presenti in molte zone dell’Asia, sono una unità ben congiunta con una visione tradizionale della vita”. I bambini nati in queste famiglie, continua, “prendono il nome del nonno o della nonna, per mantenere vivo il lignaggio. È difficile che tra maschi e femmine si creino discriminazioni, al contrario di quanto avviene nelle comunità dominanti. A tutti i bambini vengono garantite uguaglianza e opportunità di crescita, nei limiti delle possibilità economiche della famiglia”.

Il cardinale sostiene che “la condivisione è il tratto peculiare della vita nella comunità tribale. Perciò riteniamo che i villaggi tribali in tutta l’Asia siano la forza emergente in ogni famiglia. Essi sono cristiani per natura che vivono i valori del Vangelo nella vita quotidiana. Quindi il cristianesimo non è stato un nuovo terreno per loro. Vivendo nel loro contesto sociale, culturale e tradizionale, essi possono diffondere con facilità la nuova vita ricevuta con la fede”.